CABRAL, Voglio meritarmi la 9 della Viola. Jovic è forte
Protagonista di "1 contro 1", rubrica curata da DAZN, l'attaccante della Fiorentina Arthur Cabral ha parlato del suo presente e del suo futuro con la maglia numero 9, partendo dalla sfida contro il Milan: "In Italia le partite sono sempre difficili, contro queste squadre lo sono ancora di più. Speriamo che il nostro stadio sia pieno e sappiamo che possiamo vincere".
L'alternanza con Jovic?
"La viviamo nella maniera migliore possibile. Sappiamo che siamo due grandi calciatori e che l'alternanza fa bene alla squadra: quando io non posso giocare sappiamo che abbiamo Jovic che è un grande calciatore".
La maglia numero 9?
"Rappresenta una responsabilità perché gioco per una grande squadra come la Fiorentina, nella quale hanno giocato grandi giocatori. Spero di meritarmelo".
Il gol annullato dal VAR contro il Braga?
"Una cosa mai vista prima, è successo con me... Ancora non ho capito cosa è successo: se l'orologio ha detto che è gol, è gol. Doveva lasciare il gol, avendolo annullato è colpa dell'arbitro".
E l'esultanza?
"Appena ha annullato il gol l'ho pensato subito, è piaciuta molto ai tifosi che mi fanno sempre i complimenti".
Si ricorda come ha cominciato con il calcio?
"Sinceramente no, mio padre lavorava nel mondo del calcio e io sono sempre stato vicino al pallone. Non ho mai pensato di smettere ma ci sono stati giorni difficili, ne sono uscito da solo perché ho lasciato casa da piccolo".
Il gol più bello?
"Contro il Napoli, al Maradona"
Idolo?
"Ronaldo il Fenomeno".
Cosa chiede di più Italiano?
"Aiutare la squadra in tutti i modi. Chi fa più ridere? Igor e Dodo, con loro parliamo spesso in portoghese"
La delusione?
"Quando sono arrivato volevo segnare ogni partita, ma mi è sempre successo, anche a Palmeiras e Basilea. Serve per guadagnare esperienza".
Quanti gol vuole segnare?
"Spero tanti, 10-20-30...".
Difensore più forte in Serie A?
"Igor. In allenamento non ci sono più amici e lui mi picchia sempre".
L'esultanza con il Verona?
"Amrabat ci ha detto subito di smettere di ballare, niente di più".