Meteore viola: Javier Portillo, un "Galactico" a Firenze

25.12.2006 10:18 di  Leonardo Menicucci   vedi letture
Fonte: di Germano D'Ambrosio per TMWnews.it
Meteore viola: Javier Portillo, un "Galactico" a Firenze
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© foto di Federico de Luca

Dopo l'esperienza di Predrag Mijatovic, sembrava che la Fiorentina avesse compreso che non tutto ciò che viene dal Real Madrid deve essere preso come oro colato. E invece… Il destino può essere molto crudele con chi sottovaluta la storia. E questo Portillo, capelli sparati dritti in testa grazie all'ausilio di chissà quanta gelatina, altro non era che un segno del destino. Eccone vita, morte e (pochi) miracoli. Javier García Portillo nasce il 30 maggio 1982 ad Aranjuez, cittadina a sud di Madrid. Inizia a tirare i primi calci nel Colégio San Isidro, piccolo club locale di calcio a 7: a 11 anni partecipa con la sua squadra al Torneo "Principe de Asturias", del quale diviene capocannoniere. Gli osservatori del Real Madrid intravedono nel ragazzo delle buone potenzialità, e lo convincono ad entrare nel proprio settore giovanile. E' il 1994: Portillo inizia la dura vita da pendolare del calcio (la Capitale dista circa 50 chilometri dalla sua città). Fuori dal campo è uno studente assennato – si dedica in particolare all'informatica e all'inglese, anche su consiglio della società –, riguarda le videocassette delle sue partite per capire gli errori commessi e da evitare, e aiuta il padre nel ristorante di famiglia ad Aranjuez. Dentro il campo è un bomber micidiale: alla prima stagione in "blanco", segna un totale di 75 gol tra campionato e amichevoli, e scala rapidamente tutte le formazioni giovanili madridiste, qualificandosi sempre come capocannoniere del torneo. Dal 2000 al 2002 gioca nel Real Madrid B e C (Terza e Seconda Divisione), le "squadre di scorta" delle Merengues, realizzando un totale di 43 reti in competizioni ufficiali. Quando, nell'autunno 2002, riesce finalmente ad approdare in prima squadra in maniera stabile debuttando nella Liga, può presentarsi a compagni ed avversari con un curriculum impressionante: oltre 700 reti segnate – a vari livelli – nel settore giovanile, record assoluto per la storia del Real Madrid. Il suo esordio in campionato, sotto la guida di Vicente Del Bosque, avviene il 21 ottobre, in casa contro l'Alaves: causa moría generale delle punte, Portillo parte da titolare in coppia con Guti. Al '64 esce e lascia spazio a Ronaldo, che segna una doppietta: finisce 5-2 per i padroni di casa. Seguiranno altre 9 apparizioni, condite da 5 gol. Portillo, blindato fino al 2007 e con una clausola rescissoria di 15 milioni di euro, respira anche l'ebbrezza di giocare – e segnare – in Champions League (7 partite e una rete, contro il Borussia Dortmund), competizione che in realtà aveva già "annusato" qualche mese prima. Il 20 marzo 2002, infatti, era stato preso in prestito dalla formazione B e portato in panchina per la gara di Atene contro il Panathinaikos: subentrato a Morientes poco prima dell'intervallo, era anche riuscito ad andare in gol all'80° con una bordata da 25 metri, agguantando un pareggio insperato. Si vedeva già che il ragazzo aveva stoffa. Con l'inizio della stagione 2003/04 - che il Real gioca da campione in carica, dopo il titolo dell'anno procedente - Portillo sembra riuscire a trovare più spazio da titolare, ma la sua vena realizzativa è calante: solo un gol (contro il Saragozza) in 18 partite, e zero reti su quattro presenze in Champions League. A giugno, la dipartita di Vicente Del Bosque costutuisce la mazzata definitiva: il nuovo tecnico Antonio Camacho fa capire che nei suoi progetti non figura il nome di Portilllo, e l'attaccante chiede di essere ceduto in prestito. Le offerte, del resto, non mancano; già in primavera, si erano fatte avanti Saragozza e Osasuna, ma anche Inter e Lazio. Alla fine, un po' a sorpresa, la spunta la Fiorentina. Nel luglio 2004 Portillo, grazie anche all'intermediazione di Ernesto Bronzetti, firma per i viola – un anno con diritto di riscatto –, ed ai tifosi gigliati non pare vero di aver preso un rinforzo davvero "galactico". O presunto tale. In riva all'Arno, il ds Lucchesi e il tecnico Mondonico stanno cercando di costruire una squadra che sia in grado di veleggiare a metà classifica. In attacco Riganò, trascinatore nella stagione precedente, è il candidato naturale per il ruolo di centravanti titolare, ma ci sono anche Vryzas, Fantini e, all'occorrenza, il neo-acquisto Nakata. A fine agosto arriva anche Miccoli. Portillo si presenta bene, e soprattutto si presenta con i fatti: dopo pochi giorni di ritiro i compagni già gli affidano la responsabilità di tirare il rigore del 3-2 finale contro la Sampdoria, in amichevole. Dai fatti alle parole: "Trattatemi bene, così il prossimo anno resto qui" gigioneggia con la stampa. "I tifosi mi hanno accolto molto bene, questa è una grande squadra. Vengo dal Real: sono abituato alle responsabilità – afferma spavaldo. Miccoli? Buon giocatore, ma io sono disposto a giocare con Riganò, con Miccoli, oppure possiamo giocare tutti e tre insieme, perché no… l'importante è giocare. In panchina soffro molto". Il primo gol in maglia viola arriva in Coppa Italia contro il Como, sul campo di Lucca: al 23° lo spagnolo realizza su assist di Vryzas. Per i tifosi viola è già un punto di riferimento, anche se molti osservatori esterni sono meno ottimisti, e lo stesso Mondonico riconosce: "Portillo ha il vizio di fare gol, ma è ancora acerbo tatticamente. Riganò è indubbiamente il nostro migliore attaccante". Sempre in Coppa Italia, stavolta contro il Verona, finisce nel ruolino dei marcatori nel solito 3-0: è la seconda rete nel pre-campionato, e al 92° Mondonico gli concede addirittura la standing ovation, facendolo uscire a due minuti dal termine. Nasce il dualismo Portillo-Riganò, e la tifoseria si spacca. Intanto inizia il campionato e il bomber siciliano parte da titolare: a Roma contro i giallorossi, Portillo subentra all'intervallo e divora un'occasione colossale davanti al portiere. Vince la Roma 1-0. Mondonico comincia a mettere le mani avanti: "Gli occorrerebbe più tempo per assuefarsi al nostro campionato, un torneo che ha logiche e dinamiche ben diverse dagli altri. Invece l'impatto è violento". Ma, da sempre, il motto di casa Portillo – per stessa ammissione del giocatore – è: "Con l'umiltà e il lavoro si può realizzare qualsiasi sogno". Dunque nessun dramma: lo spagnolo è chiamato di nuovo in causa per il match contro il Cagliari. Anche qui solo 45 (scialbi) minuti, poi la sostituzione con Fantini. Seguono comparsate contro Palermo, Sampdoria (qui colpisce un palo sfortunato), Parma e Siena: tutte bocciature, anche piuttosto gravi.

Sorgono i primi dubbi sulle capacità del giocatore. Il suo procuratore Herminio Mendez accusa: "Javier é convinto che Mondonico non abbia fiducia in lui. Non pretende il posto da titolare ma in questo momento è molto triste perché non gli viene data neanche una minima chance di mettersi in mostra". In realtà le occasioni ci sono, ma lo spagnolo non è astuto a sfruttarle. Sul non ottimale rapporto con Mondonico, conferma pochi giorni dopo anche l'avvocato Pallavicino, profondo conoscitore dell'ambiente viola in un'intervista all'emittente locale Canale 10. "In Italia tutti pensano alla difesa, alla tattica e per un attaccante segnare è difficile" dichiara intanto Portillo, e sembra un copione già letto altre volte. Anche dal Real Madrid si rizzelano, e il ds Butragueno fa sapere: "Portillo va tutelato. E' stato ceduto in prestito in Italia perché venisse fatto giocare. Quello che succede a Firenze non fa comodo a nessuno. Perché Portillo gioca così poco? Non ne ho idea, ma la cosa non mi piace". L'esplosione di Miccoli contribuisce a mettere in disparte la punta spagnola, mandata in campo anche per qualche minuto contro l'Udinese. Per risollevare il morale del giocatore, da Aranjuez arrivano i familiari e la fidanzata, ma serve a poco. Intanto l'odiato Mondonico lascia la panchina, e al suo posto arriva Renato Buso: per Portillo si aprono nuove e inaspettate prospettive, anche se il divorzio è ormai nell'aria. Va in campo contro Juventus, e poi in Coppa Italia contro il Parma: qui ritrova il gol, e la sua corsa sotto la Fiesole sembra presagire un futuro roseo. Lui stesso, rincuorato, dichiara di voler restare a Firenze fino a giugno. Il 19 dicembre sembra essere la gara della svolta: Portillo viene lanciato da titolare in casa contro il Chievo, e firma finalmente il suo primo gol in campionato, al 70°, a coronamento di un'ottima prestazione. I tifosi si riavvicinano a lui, e anche mister Buso ammette di tenerlo in grande considerazione. "E vissero felici e contenti"? Macchè, la tregua dura solo qualche settimana. Alla ripresa del campionato dopo la sosta natalizia, Portillo viene nuovamente schierato da titolare contro l'Atalanta, ma questa volta stecca completamente la partita, persa poi per 1-0. Stesso copione tre giorni dopo, in casa contro la Lazio: al 69° rileva l'ottimo Valdez e sfodera una prestazione davvero pessima. E' il 9 gennaio 2005, data dell'ultima apparizione in viola di Javier Portillo. Il giorno prima della gara di Coppa Italia contro il Parma, Arrigo Sacchi ed Emilio Butragueno telefonano al giocatore chiedendogli di rientrare alla base. Queste le sue ultime parole rivolte ai tifosi toscani: "Torno a casa, nella squadra della mia vita. D'altra parte però sono molto triste perchè mi piace Firenze, mi piacciono i tifosi, mi piace la Fiorentina. Sono stati sei mesi molto belli, è stato tutto positivo". Meno romantico il ds Lucchesi: "La volontà del ragazzo di rientrare era esplicita e non aveva senso tenere un giocatore senza motivazioni. Fin'ora non aveva espresso tutte le proprie potenzialità e in queste condizioni psicologiche avrebbe reso ancora meno". Il giorno dell'ufficializzazione del suo addio, sul muro del suo appartamento fiorentino un anonimo scrive con la bomboletta spray: "13/01/05 – Ciao Galattico". Goliardía toscana o reale affetto? Portillo conclude la stagione 2004/05 al Real, dunque: giusto il tempo per scendere in campo tre volte in campionato, per la precisione contro Numancia, Deportivo e Valencia. La concorrenza in attacco è ancora troppo spietata, e allora la dirigenza iberica (nella quale figura anche Predrag Mijatovic, vedi incipit) decide di optare per un altro prestito, in estate. Stavolta viene scelto un campionato più abbordabile, e la spunta il Bruges, squadra appena laureatasi campione del Belgio, che batte l'accesa concorrenza di Malaga, Levante, Olympiakos e Nantes. Sul club francese c'è da aprire una piccola parentesi: il suo interessamento per Portillo viene sbandierato da molti media, ma una volta che il giocatore si è accasato al Bruges il tecnico francese Serge Le Dizet smentisce categoricamente. "Non voglio rinforzi che servano solo a fare numero – spiega il coach, cercando di contenersi –. Perchè il Real Madrid vuole liberarsi di Portillo? Non ho niente contro il campionato belga, ma perchè il giocatore non è riuscito a trovarsi una squadra in Spagna? Non vi sembra strano che un attaccante del Real Madrid possa trasferirsi a Nantes? Dissi al presidente di non volere Portillo ancor prima che si parlasse di un nostro interessamento". Ci sono quasi gli estremi per una querela per ingiurie. Ma torniamo al Bruges. Lo spagnolo, manco a dirlo, è titolare inamovibile ma mette in mostra una verve ancora da affinare: in campionato segna 8 reti in 24 partite, mentre è più alta la media in Champions League: 2 marcature su 6 presenze. Qui Portillo torna a farsi (ri)conoscere anche dagli appassionati di calcio italiano: nel girone di Champions incontra infatti la Juventus, e le sue prestazioni sono incolori sia all'andata che al ritorno. Niente di nuovo sotto il sole. A fine stagione 2005/06 il Bruges decide di non esercitare l'opzione di riscatto (costo 5 milioni di euro) e lo rispedisce al mittente, cioè al Real Madrid. Portillo si allena qualche giorno con Fabio Capello ma viene bocciato categoricamente: in agosto finisce al Gimnàstic Tarragona, squadra neo-promossa nella Liga. Qui fino ad ora ha segnato 2 reti in 11 partite. Credete che il Real se ne sia liberato definitivamente? Quasi: il Tarragona è proprietario del cartellino a tutti gli effetti, ma il club capitolino ha voluto includere una clausola nel contratto di cessione. Potrà riprendere il calciatore, se vorrà, tra due anni, pagando una cifra concordata. Come dire: "Mi hai stancato… ma ci potrei ripensare!".