SUSSULTO D'ORGOGLIO
Edy Reja non lo ha mai avuto alle sue dipendenze all’Hajduk Spalato (se pur per pochi mesi) ma le voci di corridoio che il tecnico dell’Atalanta anni fa ha raccolto nel corso della sua avventura in Croazia gli sono bastate per definire ieri pomeriggio con un caustico “pigro” l’allora giovane Nikola Kalinic. L’anno, per la precisione, è il 2009, il momento in cui Reja decide di iniziare la sua avventura sulla panchina dello Split (durata appena sei mesi) e l’attuale uomo del momento di casa Fiorentina lascia in contemporanea la squadra del suo Paese, il club in cui giocava dal 1998 e che lo aveva lanciato tra i grandi, per intraprendere un nuovo percorso in Premier con la maglia del Blackburn.
In dote il “pigro” Kalinic aveva lasciato alla sua squadra di sempre 32 gol messi a segno in 59 presenze in campionato, una media altissima per un giocatore che da proprio in quei mesi (dal 2008 per l’esattezza) si era cominciato ad affacciare per la prima volta alla Nazionale maggiore. Adesso, questa sera, le strade di Reja e di Kalinic si rincontrano. Da un lato il tecnico più anziano della Serie A, dall’altro un bomber che - a dispetto del pensiero del tecnico orobico - il vizio del gol non l’ha mai perso. Nemmeno in Italia, dove sin qui l’ex Dnipro ha messo a segno 5 gol in 453’ giocati, ovvero una rete quasi ogni 90’. Una media pazzesca per un giocatore già entrato di diritto nella storia viola con la magica tripletta all’Inter di appena una settimana fa. E chissà che le parole di Reja non abbiano colpito ancora di più nell’orgoglio il numero 9 viola, che dopo la panchina contro il Belenenses - assicurano dallo spogliatoio - è pronto per ricominciare laddove aveva finito: gonfiando la rete.