BACCARIN, Il mini Kakà del vivaio viola

Articolo scritto da Marco Conterio
12.06.2008 10:53 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: La Nazione

Una pianticella da far crescere con cura e pazienza. Perché se a 15 anni si viene paragonati ai grandi del pallone, se si viene annoverati dalla Uefa e dalla Fifa come uno dei giovani del bel calcio che verrà, vuol dire che le premesse per sfondare ci sono. Alberto Baccarin nasce a Montegalda, paesino di tremila anime del vicentino, adagiato su sette colli e ricco di resti longobardi. Ora, con i Giovanissimi nazionali, si appresta a tenere alta la bandiera della Fiorentina. Sabato scattano le finali nazionali in Umbria, e quella di Carobbi è l’unica squadra viola ancora in corsa per lo scudetto. Girone mozzafiato: Milan, Inter, Empoli.



«Voleva fare il calciatore fin dall’asilo — assicura mamma Baccarin —. Lo portavo in macchina a Campodoro, vicino Padova, per dare i primi calci al pallone». Ed è proprio lì, a venti chilometri dalla città di Sant’Antonio, che nasce la carriera di Alberto Baccarin. «E’ sempre stato un pupillo dei suoi allenatori, per l’impegno che dedica alla sua grande passione. E così è stato anche a Vicenza, dove Alberto è passato a otto anni». Nelle giovanili biancorosse Baccarin resta cinque stagioni. «Abbiamo intravisto in lui grandi qualità fin da subito», garantisce il responsabile dell’area tecnica del settore giovanile vicentino, Paolo Baio. Qualità tecniche ma anche mentali, perché Baccarin è sempre stato bravo anche a scuola. Ora frequenta a Firenze lo scientifico a indirizzo sportivo, poi vorrebbe iscriversi all’Università.
Torniamo a Baccarin calciatore. A 13 anni da Vicenza a Firenze. Scelta importante, sul ragazzino c’erano molte squadre di rango. Lui però ha voluto con forza i viola, club con un progetto ambizioso che mira alla crescita e alla valorizzazione dei giovani. Prima tappa di Baccarin sono i Giovanissimi nazionali allenati da Stefano Carobbi. Il giovane Alberto, prima dello sguardo attento della Fifa che sul proprio sito lo ha citato come il trequartista della nazionale azzurra del futuro, si è guadagnato gli elogi dei compagni di squadra e dei giocatori della Primavera viola, che gli hanno affibbiato un soprannome quanto meno ingombrante: Kakà. Ma sul campo assomiglia molto al fuoriclasse rossonero: corsa, gran senso della posizione, bravo in attacco e difesa e con l’apprezzabile vizio del gol. I paragoni iperbolici sembrano non spaventarlo, la conferma arriva dal suo procuratore Andrea D’Amico. «I complimenti fanno piacere, ma danno anche grandi responsabilità. Lui non si è montato la testa, perché è un ragazzo coscienzioso». Un talento pronto ad esplodere, assicurano gli addetti ai lavori. Carobbi lo ha ribattezzato Tardelli per la generosità nel gioco, la mamma del ragazzo ammette che Alberto ha risposto candido: «Tardelli chi?». Piccoli peccati di gioventù, da scontare magari a suon di gol.