DAL QUANDO AL COME
Giornata lunga, praticamente infinita, cominciata prestissimo quando non tutti, sul momento, avevano creduto a quanto si andava delineando. Quella sensazione di spaesamento con la quale la città, l’intera città, si è svegliata si è poi prolungata lungo le ore del giorno, dividendosi tra rabbia, delusione, speranza in una qualsiasi forma di ripartenza. Perchè poi, ancor prima di capire cosa avverrà da oggi in poi, era inevitabile che il colpo si facesse sentire.
E si è fatto sentire eccome, più forte del recente passato, anche se la crescita nel vivaio prima di prendere la strada di Torino è stata la stessa un po’ per tutti gli ultimi protagonisti. Innegabile che veder Vlahovic di vestirsi di bianconero faccia più male di (troppe) altre volte, altrettanto che quanto avvenuto in questo gennaio, pur restando lontano dal tumultuoso addio a Baggio, sia ben diverso rispetto all’uno-due infilato qualche anno fa con Bernardeschi e Chiesa.
Insomma che non potesse che finire così si era capito, meno che tutto sarebbe potuto avvenire con le tempistiche osservate e nel bel mezzo del mercato cosiddetto di riparazione. Aspetto tutt’altro che secondario e quasi inedito per una Fiorentina da poco tornata in corsa per piazzamenti importanti. Se il come può aver diviso una piazza che ha ancora voglia di credere in una proprietà arrivata tre anni fa, è stato allora il quando a spargere amarezza a piene mani, seppure in tal senso cominci adesso tutt’altra partita per la società
Perchè prima ancora di tornare sulle tante ricostruzioni, sulle innumerevoli sfaccettature della vicenda che ha portato il serbo ad andarsene, o sui pro e i contro di un super incasso come i 70 milioni più bonus in arrivo da casa Juve, il club adesso dovrà trovare un modo per non rendere la macchina di Italiano più lenta o meno affidabile. Puntando, come pare, su Cabral se veramente lo si considera funzionale al progetto del tecnico (che soprattutto adesso merita sostegno) e sulle altre opportunità di un mercato che il dg Barone in primis ha mantenuto aperto.
Registrando però anche tutte le reazioni del caso. Quelle di una piazza inevitabilmente in subbuglio tra chi plaude e chi invece contesta, magari perchè semplice memore di veri e propri attacchi al potere bianconero rapidamente archiviati di fronte all’opportunità del massimo incasso. E soprattutto provando a non rovinare quanto di buono fatto fino ad ora, per mantenere integre le speranze di una stagione di rinascita.
Non sarà facile, ma mai come oggi diventa un percorso obbligato. Per inquadrare definitivamente una partenza come quella di Vlahovic consumata, dopo oltre un anno e mezzo di gestazione, nel giro di pochi giorni e (anche) per questo tutt’altro che semplice da digerire.