CURVA SUD: DOVE NON SOLO IL CALCIO È USCITO SCONFITTO
Una giornata di ordinaria follia. È questo il titolo che campeggia sui principali giornali italiani a due giorni di distanza dalla scandalosa serata dell'Olimpico. Ricostruzioni, più o meno vere, racconti di persone che hanno vissuto da vicino lo strazio a cui tutto il mondo ha dovuto assistere sabato scorso. Bugie, voci di corridoio, ma una verità che difficilmente sarà possibile da ricostruire. FirenzeViola.it ci prova adesso, a mente fredda, perché i 30.000 giunti a Roma per assistere ad una partita di calcio si sono dovuti arrendere alla volontà di alcuni, e adesso meritano di sapere cosa sia realmente successo nel pre partita, quando gli ultras di Fiorentina e Napoli si sono incontrati con le autorità per decidere il da farsi.
Tutto è iniziato intorno alle 18.30, ovvero quando la curva Sud dello stadio Olimpico si stava riempiendo. Tutto era pronto, la coreografia doveva soltanto essere mettere in pratica. L'orgoglio fiorentino si sarebbe fatto sentire, e vedere, perché bandierine e teloni erano all'interno dello stadio e il tifo organizzato viola stava organizzando lo spettacolo. Fino alla notizia degli spari fuori dall'Olimpico, con la consapevolezza da parte degli ultras gigliati di non avere colpe. Poi la notizia, falsa, della morte del ragazzo partenopeo, che ha fatto sì che in curva Sud si iniziasse a capire che la situazione sarebbe potuta degenerare. Con la morte non si scherza, questo è il pensiero che accomuna tutte le curve d'Italia ed ecco che la prima decisione presa è stata quella di togliere tutti gli striscioni.
Da quel momento in poi è iniziato il periodo delle trattative tra le due tifoserie a la Digos di Roma, anche se ancora non era chiaro se la partita sarebbe stata disputata o meno. Le notizie parlavano di un morto, non di un ferito grave, e di fronte a questo nessuno avrebbe voluto giocare. Aprire i cancelli per far uscire 60.000 persone non sarebbe però stato facile ed il rischio di una vera e propria guerriglia all'esterno dell'Olimpico era alto. Ecco perché è stato deciso di dare il via alla sfida, con la dirigenza gigliata che si è recata sotto la Sud per spiegare agli ultras cosa stava realmente accadendo. A questo punto è stato chiesto ai tifosi viola di non mettere in pratica la coreografia e di non cantare per tutto l'arco della gara, per rispetto di una persona che si trovava in fin di vita. Dall'altra parte dello stadio i napoletani avrebbero fatto lo stesso, ma c'è dell'altro. Secondo fonti raccolte dall'interno al tifo organizzato viola era stato detto che a prescindere da chi avrebbe vinto non ci sarebbe stata la cerimonia di premiazione, ed ecco che a quel punto il tifo caldo della Fiorentina ha optato per accettare le richieste della dirigenza viola.
La curva Sud si è però spaccata in due. Da una parte coloro che avrebbero voluto sostenere la squadra, dall'altra quelli che per rispetto avevano accettato di seguire la gara in silenzio. Lo scontro è stato duro, durissimo, tant'è che si è arrivati anche alle mani. Fino al minuto numero 39, quando, visto che nessun patto era stato rispettato, la curva ha deciso di iniziare a sostenere la Fiorentina. La coreografia a quel punto era saltata, con le migliaia di euro spesi per la realizzazione che non potranno essere recuperate.
In curva Nord era rimasto tutto invariato, con gli stessi sostenitori partenopei che, prima dell'inizio della gara e dell'incontro tra la dirigenza viola e gli ultras, avevano minacciato di far sospendere la finale se non fossero state accettate le loro richieste. Sospendere la gara e fare invasione di campo, cosa che alla fine del match è realmente accaduta, con i supporters azzurri che non contenti hanno provocato i sostenitori viola, impeccabili nel loro atteggiamento.
Resta il fatto che la curva Fiesole potrebbe risentire anche in futuro del duro scontro interno avvenuto a Roma, frutto di una decisione presa dalla frangia calda del tifo fiorentino in un momento drammatico e di estrema difficoltà. Il popolo viola ha vinto, attraverso la correttezza e i sacrifici, sia economici che morali, in una giornata di ordinaria follia, dove non solo il calcio è uscito sconfitto.