Paratici a metà non serve: dovrà avere più potere di Ferrari per cambiare un modello che ha fallito. Missione piazza pulita anche intorno alla squadra. In tanti vogliono andarsene, sondati i procuratori

Paratici a metà non serve: dovrà avere più potere di Ferrari per cambiare un modello che ha fallito. Missione piazza pulita anche intorno alla squadra. In tanti vogliono andarsene, sondati i procuratoriFirenzeViola.it
Oggi alle 00:00L'editoriale
di Angelo Giorgetti

Stiamo aspettando l’arrivo di Paratici e c’è una domanda, una sola, decisiva per il futuro della Fiorentina: il nuovo responsabile tecnico comanderà oppure dovrà rispondere al Dg Ferrari? Nel secondo caso, commetterebbe un gigantesco errore.

Perché bisogna ribaltare un modello di calcio che ha fallito con la complicità di chi c’era già:  Paratici avrà dunque un contatto diretto con la proprietà in modo da applicare scelte diverse dal passato? Fino a che punto sarà libera la sua mano per rifondare la rosa e il gruppo di lavoro che, da anni, ruota intorno ai giocatori? Quando si precipita nell’incubo, le tossicità si eliminano solo con un taglio netto.

Non ci auguriamo una deportazione di massa dal Viola Park, ma se la Fiorentina spera di risollevarsi deve dare assoluta libertà di azione al nuovo medico chiamato a risvegliarla dal coma. Per assurdo, Paratici potrebbe anche decidere di confermare tutti, ma solo dopo aver valutato la situazione in piena autonomia. Ribadiamo: il futuro della Fiorentina dipenderà dall’impatto del nuovo dirigente con l’ambiente da risanare.   E il tempo è poco.

Siamo di fronte a un bivio clamoroso, conoscendo le abitudini di una proprietà che finora fra i dirigenti ha seguito come una religione il mantra delle conferme o delle promozioni interne.

Tutti ci aspettiamo una svolta da Paratici, che è stato un allievo di Marotta prima alla Samp e poi alla Juventus; la separazione si è consumata quando Marotta ha lasciato la Juve dopo l’arrivo di CR7 per 100 milioni, operazione voluta da Andrea Agnelli e conclusa in grande stile proprio da Paratici. Il quale sa benissimo quale sia stata la forza del sistema Marotta, prima alla Samp, poi alla Juve e infine all’Inter: ricambio generale per ripartire da zero dopo i periodi di fine ciclo. Via le vecchie abitudini e le eventuali tossicità. Qui a Firenze, ne siamo certi, ce ne sono molte.

Ci resta da capire proprio questo, lo spazio di manovra del nuovo Head of Football viola (sarà sempre troppo tardi quando le cariche saranno tradotte in italiano). Paratici vuol rilanciarsi in Italia e fossimo nei suoi panni chiederemmo le giuste garanzie: dopo la squalifica sportiva di 30 mesi e il patteggiamento penale di un anno e sei mesi di reclusione nell’ambito dell’inchiesta Prisma (le accuse contestate erano di falso in bilancio, aggiottaggio, ostacolo dell’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza, emissione di fatture false) sceglieremmo una società che permette di lavorare in piena, assoluta autonomia proprio per dimostrare il proprio valore.

Tradotto: non pensiamo che Paratici voglia ‘bruciarsi’ avendo un ruolo dimezzato, oltretutto dovendo compiere un’impresa difficilissima come quella di salvare la Fiorentina ultima in classifica e alla vigilia di una rifondazione tecnica.

A Torino, sotto la gestione Paratici sono arrivati 19 titoli e anche senza Marotta il futuro dirigente viola ha avuto la fortuna di poter lavorare a fianco di un rappresentante diretto e operativo della proprietà (Andrea Agnelli) e un punto di riferimento per lo spogliatoio (Nedved) con trascorsi importanti sotto ogni punto di vista: logico che il pool fosse rispettato all’interno dello spogliatoio, con un mix di autorevolezza e competenza. La forza di Paratici dovrebbe essere quella di ricomporre il modello, almeno in parte, anche a Firenze: qui manca oltretutto una figura di raccordo con lo spogliatoio, un ruolo che dopo il divorzio con Antognoni non è mai stato riempito. Quando la Curva parla di arroganza e distanza probabilmente si riferisce anche a questo, il calcio ha regole precise e senza conoscerle _ oppure ignorandole in modo sistematico _ è difficile applicarle.

Da quanto sappiamo, quasi tutti i giocatori viola hanno chiesto ai propri procuratori di sondare il terreno: ci fosse l’opportunità di andarsene a gennaio, loro sarebbe ben felici. E’ un grande problema, ma sapendoci fare anche una grandissima opportunità: qui Paratici dovrà stupirci attraverso la quantità di contatti messi insieme durante gli anni, immaginiamo un mercato di gennaio composto anche di scambi all’interno di un puzzle difficile da comporre fra arrivi, partenze, stipendi alti. Complicato in entrata acquisire in modo definitivo giocatori (la Fiorentina è ultima, il rischio retrocessione impaurisce molti obiettivi), più probabile combinare un’intesa attraverso i prestiti, oppure scommesse giovani di sicuro affidamento. Non dimentichiamoci che la Fiorentina ha il settimo monte ingaggi della serie A, gli stipendi dunque sono alti e anche in questo Paratici dovrà essere bravo a trovare il giusto equilibrio. Con mano libera, liberissima e con la possibilità di decidere in stretto contatto con la proprietà. Altrimenti anche l’arrivo di un dirigente che ha un patrimonio di 19 titoli servirà a poco: lo capiranno, a ottomila chilometri da qui?