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Pioli si affida ai suoi totem: da Gosens e Mandragora a Kean, servono i trascinatori per uscire dal momento di crisi

Pioli si affida ai suoi totem: da Gosens e Mandragora a Kean, servono i trascinatori per uscire dal momento di crisiFirenzeViola.it
© foto di Federico De Luca 2025
Oggi alle 21:00Copertina
di Alessandro Di Nardo

"Quando vinci sono tutti leader. I giocatori di personalità si vedono nei momenti difficili". Parole di Stefano Pioli, datate 28 agosto scorso. Il riferimento andava all'ingresso in campo di Robin Gosens nel secondo tempo di Fiorentina-Polissya, impatto deluxe dell'esterno tedesco con due assist nel momento della provvidenza e gara ribaltata, da 0-2 a 3-2. Un mese dopo, ecco di nuovo Pioli con le spalle al muro. Stavolta c'è da ribaltare la china che ha preso il campionato, con 2 punti in 4 partite e un derby da palpitazioni a Pisa.

In un contesto da polvere da sparo, con una squadra contro un'intera città che aspetta l'arrivo dei ragazzi col giglio sul petto da 34 anni, inutile dover tirare fuori la massima di cosa succede quando il gioco si fa duro. Tutto sintetizzato da quanto detto da Pioli un mese fa. Adesso è il momento dei leader, tecnici ma soprattutto caratteriali. Viene logico quindi girarsi subito verso Robin Gosens, ancora lui, il termometro dello spogliatoio, il primo a parlare, con toni quasi sempre propositivi, ai compagni; ma non solo lui. Perché la Fiorentina nella sua ultima versione sbiadita contro il Como ha perso il poco colore che aveva dal momento in cui è uscito Rolando Mandragora, un altro dei pretoriani dello spogliatoio.

Poi c'è Moise Kean, lui leader sì ma nei comportamenti, nelle rincorse all'avversario, nei flex per incendiare pubblico, avversari ma anche compagni, deve tornare a far tutto questo per provare a essere di nuovo trascinatore. Gosens, Mandragora, Kean, tre tra i cinque migliori della Fiorentina versione 2024-25: quando il pallone scotterà (e come se scotterà) nel rovente derby di domenica, sarà naturale per tutti girarsi verso di loro. E da loro Pioli si aspetta molto. Perché il tecnico ha respinto di volée il paragone con quello che successe dopo quell'Atalanta-Milan (5-0) del dicembre 2019, ma in fondo un po' ci spera. Allora la risalita del Diavolo fu trascinata da Ibrahimovic e Kjaer, due capi popolo arrivati a gennaio. Stavolta i leader sono in casa, devono soltanto ricordarsi come si fa.