VIOLA, Se la farsa continua da due anni
La farsa si consuma ininterrotta ormai da due stagioni. E se ripetere può minimamente giovare a qualcosa, o smuovere determinate riflessioni, tanto varrà farlo. Il mondo del calcio, oggi, si presenta come una farsesca messinscena a chi, a queste latitudini, cerca di coltivare ugualmente la propria passione. Gli episodi si sommano agli atteggiamenti, le disparità di trattamento alle evidenze. Nelle moviole televisive del giorno dopo, nelle risposte in campo ai diretti interessati. I quali, per inciso, a turno stanno inevitabilmente perdendo la pazienza.
Tutto cominciò con la rimonta del Milan con annessi e connessi. Espulsioni, rigori negati, sorpassi sul fil di lana, giudizi, commenti, opinioni. Di tutto di più. Ai tempi, peraltro, chi ha il potere di fare opinione sportiva condannò la Fiorentina ai propri errori celebrando i rossoneri. Oggi come allora il vento (e il silenzio) è lo stesso, i risultati gli stessi, gli episodi gli stessi, le provocazioni le stesse, l'uniformità di giudizio (nella condanna) la stessa. La ripetizione si dovrebbe perciò allargare alla marea di episodi negativi che hanno massacrato la Fiorentina anche in questa stagione. Ma se in tutte le classifiche senza torti arbitrali, persino a livello nazionale, i viola sono terzi significa che, almeno, l'evidenzia a qualcuno non è sfuggita.
Il problema, semmai, è l'atteggiamento che si è andato creando con il tempo. Ben oltre l'antipatia denunciata ieri da Montella, tramutandosi in vero e proprio attacco diretto. La società del terzo tempo poi ignorato da un sistema incapace di capirne il significato, quella del cartellino viola a premio dei gesti di fair play, la prima ad abbattere barriere nel suo stadio dando vita a una tribuna all'inglese a bordo campo, oggi è bersagliata e sbeffeggiata dalle istituzioni del pallone. E la proprietà che per prima ha sempre messo la faccia nella politica di fair play e sobrietà (senza piagnistei e vittimismi o reazioni becere), i proprietari che per primi hanno fatto intendere di essere pronti ad andarsene subito se fossero accaduti incidenti a Firenze, oggi è presa di mira dal palazzo. Se poi ci fosse ancora difficoltà a concretizzare il concetto nebuloso di "palazzo", si rileggano le ennesime dichiarazioni "poco concilianti" (eufemismo) di Braschi
Si dice, da più parti, che molto di questo atteggiamento si sia incattivito proprio dopo qualche screzio di troppo con il severissimo designatore, anche in tribuna, e anche con il tecnico viola coinvolto. Niente di più errato. Perchè la Fiorentina è penalizzata da due anni, da quando è ripartita con un progetto che ha stregato l'Europa e forse impaurito i vertici dei piani alti del calcio, e i suoi pluriennali detentori di potere. E' penalizzata esattamente oggi come ieri. Allo stesso modo. Gli episodi cambiano, si alternano, dai rigori negati ai gol in fuorigioco, alle espulsioni, alle ammonizioni con conseguente squalifica. Ma i punti in meno in classifica sono sempre gli stessi.
Proprio quelli che hanno fatto la differenza, la scorsa estate, con un meno 30 milioni per la mancata qualificazione in Champions. La squalifica di Borja, e la mano pesante nei confronti del simbolo di un calcio migliore, di uno dei giocatori stilisticamente più belli da vedere altro non è che l'ennesima provocazione di un mondo del calcio che rigetta questa Fiorentina, non si sa perchè. In pratica, invece di sottolineare la fortuna di aver trovato un giocatore e un personaggio di questo calibro, si decide di affondare il colpo con 4 giornate di squalifica, per un episodio peraltro letto nella sua interpretazione più paradossale.
Una scelta come minimo emblematica, al di là della chirurgia nelle assenze per squalifica. Quasi che tutti i valori portati avanti con fatica da questa società, e in solitudine completa, non fossero altro che motivi per darle addosso. Oggi è praticamente impossibile far finta che la Fiorentina non sia sotto attacco. Senza che peraltro, almeno fuori dalle mura cittadine, i media si domandino più di tanto se invece di vittimismo eccessivo, dietro le reazioni dei giocatori in campo, ci sia la semplice frustrazione di chi ha la netta, evidente, sensazione di giocare oltre che contro 11 avversari, contro tutto un sistema falsato nelle sue radici. Un sistema nel quale, ormai, la minima credibilità sta definitivamente sparendo.