MACCABI, La storia di Dia Saba: da eroe a "traditore"

23.02.2024 18:49 di  Alessandro Di Nardo   vedi letture
MACCABI, La storia di Dia Saba: da eroe a "traditore"

In Israele c’è un prima e un dopo rispetto al 7 ottobre 2023. Così è anche per il Maccabi Haifa - prossimo eurorivale della Fiorentina - e per una vecchia leggenda del club, divenuto personaggio scomodo e finito ai margini della società fino alla separazione avvenuta qualche settimana fa. Nulla è iniziato né finito quel 7 ottobre, giorno dell’attentato del gruppo terroristico Hamas in Israele. Tutto si è però acuito e così per israeliani e palestinesi è diventato ancor più difficile stare accanto, figuriamoci condividere uno spogliatoio.

Lo è stato anche per Dia Saba, ex (ormai) stella del Maccabi Haifa: 31 anni compiuti lo scorso novembre, una carriera divisa tra i vari Maccabi, Tel Aviv, Petah Tikva, Netanya e proprio Haifa, capace di trascinare i verdi di Israele alla qualificazione europea con 8 gol e 5 assist in 18 partite nella seconda parte della scorsa stagione. L’attacco di Hamas ha però cambiato tutto, introducendosi anche nell’equilibrio di un club storicamente multiculturale come il Maccabi Haifa che, a differenza di altre realtà locali (come ad esempio il Betair di Gerusalemme, squadra che non ha mai avuto in rosa un calciatore arabo) è famosa per il multiculturalismo. E così Dia Saba, cittadino palestinese ma nazionale israeliano con undici presenze con Israele, è passato dall’essere l’incarnazione della coesistenza tra i due popoli a personaggio sgradito, tutto nel giro di una manciata di ore.

La “colpa” di Saba riguarda un post condiviso dalla moglie Narim sui social a pochi giorni dall’attacco di Hamas. Un messaggio pubblicato su instagram in cui la donna ha scritto “Ci sono bambini anche a Gaza” in risposta alla controffensiva israeliana che, nella settimana successiva all’incursione di Hamas in Israele, aveva provocato la morte di più di 5mila persone a Gaza. Un messaggio non gradito dai tifosi del Maccabi, colpiti in prima persona dai fatti del 7 ottobre in cui hanno perso la vita anche 44 tifosi dei verdi di Haifa. Il profilo di Narim e, conseguentemente, anche quello di Saba, sono stati tempestati da messaggi d’odio da parte di tifosi e cittadini comuni; il calciatore palestinese si è trovato insultato e minacciato dalla stessa gente che qualche giorno prima lo celebrava dopo la corsa sotto la curva successiva alla vittoria del derby contro l’Hapoel Haifa. 

Saba ha rotto il silenzio il 17 ottobre 2023, pubblicando un post su Instagram per scusarsi rispetto a quanto scritto dalla moglie: “Pensava di trasmettere un messaggio di riconciliazione e di pace. Lo ha fatto in buona fede, ma ha sbagliato e di questo mi dispiace”.  Nonostante le scuse e la solidarietà manifestata a parole dai compagni - a fine ottobre il capitano Gershon ha detto di considerare ancora “un fratello” il compagno -, alla prima gara disputata dal Maccabi Haifa dopo lo stop dovuto all’attacco del 7 ottobre (il match di Europa League contro il Villarreal, partita preceduta da una conferenza stampa in cui il tecnico degli israeliani Messay Dego ha elencato i nomi di persone vicine al club e tifosi che avevano appena perso la vita) Saba non c’era, stessa cosa vale per le 19 partite consecutive. Ha vissuto da separato in casa fino al termine del mese di gennaio, quando si è accordato per la cessione in prestito negli Emirati Arabi, dove giocherà per gli Emirates Fc fino a giugno, saltando quindi il doppio incrocio di Conference League con la Fiorentina. Il ritorno al Maccabi Haifa sarà poi solo formale: in quel club che fino a qualche mese fa era esempio di integrazione ma che è stato colpito dalla coltre di radicalizzazione che ha invaso il Medio Oriente e non solo, non c’è più spazio per Dia Saba.