PAZZINI, il pezzo del Messaggero
Stamattina lo aveva scritto anche Firenzeviola.it (http://www.firenzeviola.it/index.php?action=read&idnotizia=2838): la Roma è interessata a Pazzini e da quanto apprendiamo dal Messagero, giornale della Capitale, anche la città ne è interessata. Qua sotto il pezzo uscito oggi.
E, alla fine, gli hanno regalato il pallone, con le firme di compagni e avversari, come sempre accade in Inghilterra quando uno se ne torna a casa dopo aver segnato tre gol. Solo che Gianpaolo Pazzini, 23 anni, toscano nato a Pescia ma cittadino di Montecatini, cuore viola, centravanti di scorta della Fiorentina di Cesare Prandelli, l’“hat-trick” l’ha confezionato ai danni dei coetanei dell’Inghilterra proprio il giorno dell’esordio del nuovo Wembley. E il dato, già fantastico da sè, assume i connotati dell’impresa che passerà alla storia.
Dopo ventotto secondi, e davanti a circa sessantamila spettatori, il “Pazzo” aveva già battezzato il nuovo, bellissimo impianto londinese: controllo con il destro, una paio di mezze finte poi la botta dal limite, sempre con il destro, e pallone, leggermente deviato da Ferdinand, alle spalle di Camp. Nella ripresa, con l’Italia di Casiraghi e Zola costretta a rincorrere, la seconda perla, con un tocco in acrobazia da autentico opportunista a due passi dalla linea bianca, e infine il terzo gol, stavolta con la fascia di capitano al braccio che gli aveva lasciato Chiellini, con l’ennesimo destro, stavolta in diagonale, basso, millimetrico nell’angolino più lontano. A quel punto, Casiraghi ha deciso di sostituirlo, e lo stadio intero ha accompagnato l’uscita dal campo del numero 9 azzurro con un applauso infinito. «Non ci speravo: non avevo neppure pensato di fare un gol, ne ho fatti addirittura tre, il primo dopo trenta secondi, quindi provo una gioia incredibile. Svegliatemi perchè sto sognando... È stata una giornata strepitosa. Era già bellissimo solo giocare a Wembley, poi ho fatto il primo gol, poi un altro e poi il terzo... E sono uscito tra applausi anche inglesi: non me l'aspettavo, quell’applauso. M'ha fatto sinceramente molto piacere, va dato merito alla cultura degli inglesi. Il pallone che mi hanno regalato? Lo terrò in casa, così ogni volta penserò a questa bellissima partita», le parole di Gianpaolo prima di lasciare lo stadio.
Pazzini come Nandor Hidegkuti, lo straordinario campione ungherese degli anni Cinquanta che, nella “Partita del secolo”, lo storico 6-3 con cui l’Ungheria espugnò Wembley il 25 novembre 1953, segnò tre reti all’Inghilterra, firmando la prima prodezza anche in quel caso al primo minuto di gioco. E, adesso, ci si chiede: come mai uno come Pazzini, che la Fiorentina nel gennaio del 2005 ha prelevato dall’Atalanta in cambio di 6,5 milioni di euro, fatica, e parecchio, a trovare spazio nel nostro campionato? Gianpaolo ha davanti a sè un certo Toni, 66 reti finora negli ultimi tre campionati, e questo non lo aiuta, ma il suo continuo bivaccare in panchina, il fatto che Prandelli gli abbia più volte preferito addirittura il rotondo Reginaldo, desta sorpresa, se non addirittura perplessità. Pazzini, che ha in Luciano Spalletti (e non solo) un grande estimatore, è attaccante centrale bravo di testa, fa gol di destro, li fa con il sinistro, sa giocare nello stretto anche se si esalta quando ha campo davanti a sè, e può così liberare quella falcata armoniosa e lunga. Di certo, il ruolo di centravanti precario non gli piace, non soddisfa le sue esigenze di professionista: la Fiorentina mai lo svenderà, ma mezza Italia spera lo stesso di poter tesserare il nuovo fenomeno. Chi lo vuole, però, dovrà (dovrebbe) metter pesantemente mano al portafogli: chi appartiene alla storia, non potrà mai (più) valere due lire.