MUSEO FIORENTINA, La storia passa da Antognoni
Giancarlo Antognoni lo aveva detto... "Ho scelto il Mandela Forum perchè Nelson Mandela è stato uno che con le sue battaglie e le sue idee ha unito i popoli. Io, nel mio piccolo, vorrei unire i tifosi viola nel nome della Fiorentina". E così è stato. L'Antognoni's day verrà ricordato come l'evento che ha saputo riunire, tutti in una volta, 85 anni di storia viola, toccando il cuore dei fiorentini che amano questa maglia, questi colori. Lo ha fatto attraverso i protagonisti che si sono succeduti sul palco del Mandela Forum, introdotti, accolti dal "capitano", dal "ragazzo che gioca guardando le stelle". Giancarlo Antognoni è stato un padrone di casa perfetto, spostato per l'occasione da mezzala a centravanti, un signore ancora capace di emozionare ed emozionarsi. Come quando, intorno alle 23, David Bini della commissione per il patrimonio, insieme ad Alessandro Luzzi, Massimo Cecchi e Paolo Allori, gli ha consegnato a nome del Museo Fiorentina una targa che rappresentava simbolicamente il terzo scudetto viola. Uno scudetto solo sfiorato sul campo e conquistato virtualmente grazie all'amore di tutta Firenze. Nell'occasione Giancarlo Antognoni è stato nominato all'unanimità dal consiglio direttivo del Museo, presidente della Giuria della Hall of Fame viola. Lo stesso consiglio direttivo aveva approvato, con votazione unanime e favorevole, la nomina di Giancarlo Antognoni a senatore viola quale Esponente della Giuria della Hall of Fame Viola presso il Senato del Museo Associazione Calcio Fiorentina Onlus.
L'Antognoni's day comincia, di fatto, alle 18 e 30. Si aprono i cancelli e già tante persone si accalcano per entrare, il clima è quello dell'attesa per un concerto "sold out". Intanto alle 18 e 50 prende il via il corteo dei tifosi dal piazzale della curva Fiesole, capeggiato da uno striscione che recita: "Noi crediamo in Antognoni". Alle 19,09 arriva il "capitano" accolto da un ovazione. Riesce solo a dire... "Sono emozionato. Grazie a tutti, questa sarà una lunga notte". In rapida successione, poi, ecco i campioni del mondo dell'82' (Galli, Collovati, Bergomi, Gentile, Graziani), gli ex viola (il primo in ordine di apparizione è Ardico Magnini, uno dei pochi superstiti della Fiorentina del primo scudetto), quindi la rappresentanza della Fiorentina attuale: Frey, Mutu, Gilardino, Comotto, Montolivo e Jovetic, quest'ultimo applauditissimo. Alle 20 e 20 arriva anche Cesare Prandelli ed il Mandela Forum ha un sussulto, un fremito. Cesare adesso veste la maglia azzurra, ma sotto sotto resiste quella viola, ne siamo certi. Quello che colpisce dell'Antognoni's day è la convivialità, la commistione fatta di saluti e pacche sulle spalle tra la gente normale e gli idoli del passato, tifosi che per anni li hanno visti e raccolti sull'album delle figurine Panini, intoccabili, irraggiungibili. Ed allora capita di incrociare Pasquale Iachini (gli ricordiamo il cross per il gol di "Antonio" con la Juve, lui risponde sorridendo: "Eh si, sono riuscito nell'impresa di far segnare Giancarlo di testa..."), Armando Ferroni, Renzo Contratto (a proposito di Juve, a lui è meglio non ricordare quel famoso autogol...) Poco più in là puoi parlare di calcio con "picchio" De Sisti, capitano del secondo scudetto e artefice di una splendida Fiorentina (si era all'inizio degli anni 80', quella con Massaro numero cinque... ricordate?) E poi ancora Casagrande, Miani, Galbiati, alfieri dello scudetto del "meglio secondi che ladri". Infine Vincenzo Guerini, Moreno Roggi, Claudio Desolati, per la serie "poveri ma belli" in una Fiorentina anni 70' romantica ed operaia. Sul palco, intanto, sale Rita Antognoni con Alessandro e Rubinia, i due figli di Giancarlo. Sullo sfondo il libro di Luca Calamai: "10 modi per dire ti amo", una raccolta di episodi, racconti, aneddoti, che illustrano l'Antognoni uomo, al di là dei titoli e delle imprese sportive. Non solo gioia e divertimento, perchè l'Antognoni's day è anche un contenitore di sensazioni forti e dolorose al tempo stesso. E' il momento di salutare la famiglia Galdiolo. Il figlio Alessandro, la signora Maria Rosa e la sofferenza palpabile nel ricordare il caro Giancarlo, prostrato da una malattia devastante. C'è anche Alessandra Borgonovo, figlia di Stefano. Porta una lettera che lo stesso "Borgo-gol" dedica al "Capitano"... "Mi chiedo: perchè non ti sei mai cambiato per fare un partitella con noi (Giancarlo al tempo era un dirigente della gestione Cecchi Gori ndr.) ed in particolare con me?" Questa la chiosa di Stefano, ed è un sogno inconfessato di molti, il rimpianto di non aver potuto giocare con un campione come Antognoni. Lo ha espresso Borgonovo in questa lettera, lo aveva espresso Adrian Mutu, qualche giorno prima, in sede di presentazione dell'evento. Alle 23 e 30 altro momento clou: il dottor Fino Fino (medico della nazionale campione del mondo 82', e direttore del Museo di Coverciano) ha portato la coppa del mondo vinta dagli azzurri di Enzo Bearzot, quella che Giancarlo ha appena sfiorato per non aver giocato la finalissima con la Germania. E' giunto il momento di rimediare e così Giancarlo può alzare il trofeo, 29 anni dopo, davanti ai suoi tifosi, nel tripudio generale. Pochi minuti e sale sul palco anche Cesare Prandelli, in una sorta di feel rouge tra passato e presente. "Antognoni presto tornerà dove merita" sono le parole dell'ex tecnico viola, salutato da un applauso interminabile. Quello del ritorno di Giancarlo in Fiorentina è un auspicio che condividiamo e facciamo nostro.
Scorrono i titoli di coda: qualche fischio per Antonio Caliendo, primo procuratore di Antognoni nel 1973 ma anche (e sopratutto) l'uomo che nel 1990 vendette Baggio alla Juventus, fino al saluto finale del "capitano", scritto di suo pugno. "Stasera mi sono accorto di essere fiorentino anch'io. Grazie Firenze, grazie Fiorentina, grazie amici miei, sarete sempre nel mio cuore". Grazie "capitano", tu sarai per sempre uno di noi.
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