MILAN, Tra poco la finale del Mondiale
E' il giorno in cui il Milan può stringere in pugno il mondo e cambiare la storia del calcio. Un anno e mezzo fa sembrava pura utopia, racconta Carlo Ancelotti, incapace stavolta di nascondere l’emozione e l’orgoglio che pulsano dentro come mai era successo nella sua carriera di allenatore. Un anno e mezzo di sofferenza e di gioia, dalle vicende di Calciopoli al trionfo di Atene in Champions League, fino a quest’ultimo scalino prima del trono mondiale. «Nessuno di noi poteva immaginare, all’inizio di questa avventura, che oggi ci saremmo ritrovati qui a giocare questa partita». Stamattina alle 11.30 (ora italiana), contro gli argentini del Boca Juniors che gli avevano soffiato la Coppa Intercontinentale ai rigori nel 2003.
«L’esperienza e l’abitudine a muoversi sui palcoscenici più prestigiosi ci aiuta a gestire questo momento, sappiamo come affrontare la tensione e le grandi emozioni». Ma c’è qualcosa di diverso, che nasce proprio dalla sensazione di essere arrivati più in alto di quanto fosse umano aspettarsi. Così le parole, gli sguardi, per quanto sereni sono contratti, i sorrisi lievemente tirati. Come quello di Kakà, che ha saltato l’ultimo allenamento solo per precauzione dopo aver perso l’unghia del piede per un brutto colpo rimediato in semifinale. «Tutto a posto, tutto a posto» dice lasciando il campo dove centinaia di tifosi giapponesi lo invocano.