Fiorentina alla brasiliana
Non sarà facile rivederli insieme, ma lasciatemelo dire: che spettacolo!
Un secondo tempo di calcio champagne, fatto di quantità ma soprattutto
qualità, con Prandelli che voleva (e doveva) ribaltare il risultato a tutti
i costi ed ha scelto la strada del baricentro alto per bucare (due volte, si scoprirà) il fortino labronico.
Mutu, Jorgensen, Pazzini e Toni; tutti insieme, tutti d'un fiato, tutto in
45 minuti intensi, dove i quattro avanti viola hanno deliziato anche i palati più sopraffini, con azioni degne di un Grande attacco.
La controprova? Provate a guardare l'azione del secondo goal.
Esperimento riuscito, dicevamo, ma difficilmente ripetibile.
La Fiorentina giocava in casa, contro un Livorno chiuso, ermeticamente,
nella propria metà campo, talvolta arrendevole di fronte alle avanzate dei
giocatori della Fiorentina che hanno peccato solo al momento della
conclusione.
Dopo un primo tempo immeritatamente chiuso in svantaggio, Prandelli ha
nuovamente tirato fuori Liverani (seconda volta consecutiva, sempre per
scelta tattica, ma questo è un altro discorso), inserendo al suo posto
Pazzini.
"Alla follia!" ha gridato qualcuno, mentre altri hanno sperato di unire
l'utile al dilettevole, vedendo una Grande Fiorentina ribaltare il
risultato. Meritatamente.
Così è stato, poi; Mutu e Jorgensen con le loro conversioni al centro hanno
fatto passare 45 minuti da incubo alla retroguardia ed alla linea mediana
livornese, Pazzini, in un ruolo non propriamente suo, ha fatto spesso da
sponda, ha creato spazi, mettendo in seria difficoltà gli equilibri degli
avversari.
Toni poi, ha fatto il resto: ha tenuto sempre più alta la squadra, si è
liberato in zona goal, ha permesso gli inserimenti dei compagni ed ha
propiziato con una sponda d'autore il raddoppio decisivo di Jorgensen.
Facendo un'equazione che ha del surreale, potremmo paragonare la Fiorentina del secondo tempo di ieri, al Brasile: Mutu come Ronaldinho, Jorgensen come Kaka, Pazzini come Robinho e Toni come Adriano.
Stonano un po' gli accostamenti, chi più chi meno, però Prandelli ha scelto
proprio la carta del "tutti avanti" per sconfiggere gli avversari, proprio
come i carioca fanno come i loro.
Follia? Intuito? Follia ragionata?
Commenti se ne possono fare, a bizzeffe.
Ma poi si torna sempre al solito discorso, alla fatidica frase "è il campo il vero giudice".
E Prandelli non avrebbe neanche bisogno di un avvocato, dopo la fantastica
prestazione dei suoi uomini nel secondo tempo di domenica.