ANCORA CONTE, Il vento in Europa sta cambiando
Giuseppe Conte, presidente del Consiglio dei Ministri italiano, ha parlato a Accordi&Disaccordi sul Nove: "Innanzitutto il messaggio che dobbiamo dare agli italiani è confermare che il regime attuale continua. Bisogna rispettare le regole. Stiamo attraversando una fase delicata. Un timido segnale di contenimento c'è, ma non dobbiamo abbassare il livello di guardia, altrimenti gli sforzi saranno stati vani. Abbiamo disposto la proroga fino al 13 aprile perché vogliamo valutare di volta in volta, con gradualità e consiglio del comitato tecnico-scientifico. Confidiamo di poter entrare quanto prima in una nuova fase dell'emergenza, quella di poter convivere con un virus che possiamo tenere sotto controllo, una volta superata la fase più acuta".
Ripartenza dal 4 maggio è ipotesi fantascientifica?
"Diciamo che è un'ipotesi al momento non accreditata, senza fondamento. Ancora è troppo presto. I nostri esperti aggiornano i dati ogni giorno, da qui al 13 aprile avremo tante elaborazione e dare oggi una data non ha molto senso. Gli italiani devono sapere che questo regime di prescrizione è da considerare necessario, quando potremo allentare la morsa saremo i primi a volerlo fare".
Ieri ha fatto discutere la circolare sui bambini e sul jogging, diffusa dal Viminale. Qualche presidente di Regione si è pure arrabbiato: non era il caso di non farla?
"Quella è una circolare del Ministero dell'Interno, perché c'erano tante richieste di chiarimenti e serviva per dare indicazioni alle forze di Polizia. Ma il ministro è stato chiaro: le regole sono quelle, e gli spostamenti rimangono consentiti solo per le ragioni già specificate. Non è stata istituita l'ora del passeggio con i bambini. Nell'ambito degli spostamenti consentiti, se c'è un genitore che vuol portare con sé un piccolo figlio, acconsentiamo".
Qualche dichiarazione passata poteva essere evitata?
"Abbiamo seguito un criterio. Non sono infallibile ma tornando indietro rifarei tutto, io e il ministro Speranza abbiamo agito in piena trasparenza, secondo criteri di adeguatezza e proporzionalità. Dovevamo seguire le valutazioni di esperti e scienziati, e questi ci ha portato di volta in volta a deliberare certe decisioni. Siamo stati i primi in Europa a sospendere i voli diretti da e per la Cina, anche perché la nostra compagnia di bandiera non ne aveva".
Qualcuno dice che quello è stato un errore, perché comunque arrivavano indirettamente.
"Arrivavano 40.000 e più passeggeri al mese. Come potevamo trattarli? Abbiamo fatto crollare il traffico aereo dalla Cina, non avremmo avuto altrimenti la forza di controllare quell'ingente traffico. Dopo che l'OMS ha dichiarato emergenza mondiale, noi abbiamo dichiarato quella nazionale, dando poteri alla Protezione Civile con immediatezza. In Senato ho citato Manzoni: "Col senno del poi son piene le fosse". Avevamo sotto controllo i due turisti cinesi ricoverati allo Spallanzani, non potevamo immaginare il focolaio lodigiano, di Codogno. Tant'è che siamo passati subito a 15 casi e poi è esploso un epicentro anche a Vo'. Sarebbe bello avere una palla di vetro...".
Lei ha paura del futuro?
"Avverto tutta la finitezza dell'essere umano. Paura direi no, perché la situazione richiede coraggio e determinazione. Tale è la responsabilità verso 60 milioni di cittadini che mi si moltiplicano energie fisiche e mentali. Cerco di rimanere lucido, perché ho un grande compito: tante persone dipendono dalle decisioni mie e dei ministri".
Molti italiani non la conoscevano fino a poco tempo fa. Quanto è cambiata la sua vita?
"La mia esperienza pregressa mi ha aiutato molto. Sono sempre stato abituato a trattare, analizzare, ragionare dialetticamente su temi contrari... Tutto questo oggi mi torna utile, è evidente. La capacità di analisi critica e cogliere tra i vari contraddittori. Essendo un decisore politico cerco di ragionare con la testa ma anche con il cuore: c'è una comunità in sofferenza, un numero di decessi elevato. Non avrei mai pensato di affrontare una contabilità così elevata, e non sono numeri ma storie di famiglie che si spezzano. Senza testa e cuore non andiamo lontano".
Sconsiderato Renzi nel dire di riaprire tutto?
"Nel dibattito pubblico c'è una varietà di posizioni, tra cui la sua. Ho la responsabilità di affidarmi alle valutazioni e al confronto costante con i tecnici. Poi le decisioni politiche spettano a noi, ma prima di abbracciare una prospettiva di allentamento delle misure serve una base scientifica. Appena l'avremo, un attimo dopo, lavoreremo su questa prospettiva. Rassicuro tutti: ci stiamo già pensando, per non farci trovare impreparati. Quando sarà il momento, gestiremo una fase nuova verso la ripresa vera e propria. Ci stiamo già predisponendo anche alla ricostruzione e al rilancio: in quel momento dovremo avere un paese sburocratizzato, in cui permessi e autorizzazioni inutili spariranno pur con forti presidi di legalità, i procedimenti saranno abbreviati".
Renzi però forse dovrebbe collaborare di più.
"Mi confronto continuamente con i rappresentanti di Italia Viva, ho la rappresentante Bellanova e Marattin. C'è un approccio chiaro, concreto e pragmatico. Di questi tempi non ho neanche possibilità di rincorrere agenzie di stampa e dichiarazioni dei vari leader... Sono concentrato sull'emergenza sanitaria, economica e sociale. Ho tanto lavoro da fare".
Quando arrivano i soldi della Cassa Integrazione? E quando quello del contributo agli autonomi?
"Io sono stato chiaro, fare proposte irrealistiche o strumentali non ci porta da nessuna parte (si riferisce alle opposizioni, ndr). Il quadro di finanza pubblica è quello che è, idem la fase recessiva. Piuttosto che 100 vorrei dare 200 miliardi, le misure devono essere praticabili e sostenibili. Le casse dello Stato languono, mi auguro che le opposizioni possano sedere al tavolo senza ambiguità. Ho premuto verso l'INPS perché tutto fosse pronto: sapevamo che sarebbe arrivata un'ondata di richieste, e in una notte ne sono arrivate 300mila. Abbiamo avuto rassicurazione dal presidente dell'INPS che si riuscirà a gestire tutto, attraverso fasce orarie. Speriamo che presto tutti possano avere questi soldi quanto prima".
Lei si aspettava più responsabilità dall'opposizione?
"L'ho sempre detto ai ministri, sin dal primo momento. Ci avviavamo verso una prospettiva emergenziale su più piani: sanitaria, economica e sociale. Era facile prevedere problemi di ordine pubblico, ora affronteremo settimane e mesi molto complicati. Qualcuno usa la metafora della guerra, e si addice: stiamo combattendo un nemico. E come ogni guerra c'è una recessione, va affrontata con responsabilità da parte di tutti, e questo vale anche per l'opposizione e i suoi leader. Siamo per un confronto. Io e il Ministro dell'Economia abbiamo aperto un tavolo e anche nei prossimi giorni ci confronteremo. Facile dire: vorrei liquidare 2000 euro a persona, o con un click tot soldi agli imprenditori, o ancora uno spazio fiscale bianco. Devono essere proposte sostenibili. Non mi sottrarrò a critiche, richieste di chiarimenti e ai giudizi che verranno dopo. Ci sarà un grande dibattito, io ne risponderò ma anche ora ognuno deve prendersi le sue responsabilità".
A che punto siamo con gli Eurobond?
"Il vento in Europa sta cambiando. Non siamo ancora al cambiamento totale, ma il dibattito, anche in Germania e Olanda, è vivace. Abbiamo già compiuto passi significativi rispetto alle posizioni iniziali. Vorrei ricordare che è saltato il patto di stabilità, che la BCE ha disposto un intervento significativo. La Von der Leyen mi ha anticipato altre due misure che domani saranno approvate, che ci assicureranno 100 miliardi mobilitati su un fondo per consentire agli stati membri di attingervi per la cassa integrazione. E poi i fondi strutturali europei, vorrei chiarire: non c'entra niente col MES. Saranno utilizzabili senza più vincoli, senza il co-finanziamento nazionale. E tranquilli che arriveranno altre iniziative. Ho chiesto una strategia comune, forte, che offra un ventaglio di strumenti differenti. Non a favore di Italia o Spagna, ma dell'Europa intera. Non è importante uscire dall'emergenza, ma come e quando".
Si parla di un cambio di governo, forse Draghi, dopo l'emergenza sanitaria.
"Dovendo lavorare su questo fronte, gli scenari futuri non possono appassionarmi. Non mi sono affezionato alla poltrona, sono nell'ottica di un compito e di una missione. Non credo di dover rimanere qui vita natural durante. Mi attengo all'orizzonte della legislatura. Spero però di poter partecipare alla ricostruzione".
Si investirà sulla sanità italiana dopo questa lezione?
"Dovremo fare un piano perché quest'esperienza ci lascerà tanti suggerimenti utili, e ne dovremo trarre tutte le conseguenze. Occorre una riflessione nazionale, seria, per non ripetere gli errori del passato. Quando si dice del mio operato, certo, ne risponderò senza scappare. Credo sia anche importante lavorare e interrogarsi sul futuro del paese e dei giovani. Mi piacerebbe che un domani si aprisse una pagina in cui non chiameremo i sanitari eroi, ma patrioti. E ci sarà una lista lunghissima. All'estrema destra spero invece che la lista di traditori e disertori rimanga bianca".
Il giorno più difficile tra fine febbraio e fine marzo?
"Uno dei passaggi più significativi è stata la prima zona rossa nel lodigiano: dieci comuni, 45mila abitanti cinturati e isolati. Forze dell'ordine in ogni angolo... Allo stesso modo a Vo' Euganeo, solo in periodi bellici si pensano a requisizioni e cinturazioni di questo tipo. Abbiamo preso la decisione subito, in poche ore, dopo lo scoppio dei due focolai. C'è stato un Consiglio dei Ministri di 4 ore in Protezione Civile, abbiamo valutato pro e contro: è stato un passaggio drammatico. Anche vedere la lista dei decessi, abbiamo toccato con mano una ferita che si sarebbe aperta sempre più".