Firenze in ostaggio: si è inginocchiata e ora viene punita con l’umiliazione. Ecco chi ha chiuso gli occhi, servono pressioni per scelte di calcio e non sceneggiate con i tifosi. Attenzione a quel messaggio sullo ‘scempio’
La Fiorentina ha più maglie colorate che punti, compresa quella arancione che ha mostrato contro il Verona ignorando la propria storia e trovando l’undicesima sconfitta stagionale. Nella classifica del marketing andiamo forte, per il resto calma piatta e interviste distanti dalla realtà come quella concessa pochi giorni fa dal presidente Commisso. La prospettiva sempre più concreta è l’infamia di veder ricorrere il Centenario del club in serie B, mentre peraltro mezza Italia del tifo gode: se vuoi insegnare a vivere agli altri _ ci riferiamo in particolare ad alcune uscite della proprietà nei primi anni _ è scontato che dovrai pagare pegno.
E' il momento di una riflessione ampia, perché sembra che il declino di questa città coinvolga parecchi settori. Da subito Firenze si è clamorosamente inginocchiata a Commisso, offrendo di sé un’immagine low profile rispetto a quella modellata dai grandi che l’hanno resa immortale. La politica ha cavalcato il dopo Della Valle finché ha potuto, buona parte della narrazione mediatica ha resistito al compito di approfondire meglio le intenzioni di Commisso, perché negli anni passati ci sono state tre finali e allora non si sa mai… I tifosi hanno fatto il loro dovere con devozione e anche qualcosa in più, se è vero che in quasi 7 anni dalla Curva non è volato un coro - uno solo - contro la proprietà e anche negli striscioni il nome di Commisso non è stato mai citato. L’ultima è una delle grandi anomalie che un giorno magari troverà risposta, dovendola inserire del contesto di una tradizione viola molto meno disposta a fare sconti.
Ma partiamo dalla politica: il mondo Fiorentina rappresenta un grande serbatoio di consensi e prima di scoprire che la proprietà americana aveva di loro un pessima opinione (non mancando di farlo sapere in giro) gli amministratori locali hanno fatto a gara per starle vicino in ogni foto, in ogni occasione, sbucavano ovunque, tributandole a scatola chiusa ogni genere di onore. Il rapporto si è presto sfilacciato per la pessima gestione della questione stadio e il generale la Firenze della stanza dei bottoni ha mostrato i propri limiti nei confronti di un soggetto ingestibile dal punto di vista della comunicazione. E molto deciso a far valere le proprie ragioni. La politica è rimasta spiazzata: oddio, che facciamo? E se poi questo vince qualcosa? Sono dunque mancati il giusto controllo e il rapporto di collaborazione, carenze gravi. E a quanto pare rassegnazione di fronte a ogni tipo di frecciata a Firenze.
Ricordiamo che in una famosa conferenza stampa, Commisso annunciò che sarebbe stato disposto a comprare le case di villeggiatura dei fiorentini, così magari avrebbero trovato i soldi per riacquistare il club. Reazioni? Nessuna, nei giorni successivi solo un solido mutismo. E l’orgoglio di Firenze? Allora aveva ragione Commisso e lo diciamo senza ironia, se il tessuto economico di questa città non è stato capace dopo i Pontello (Cecchi Gori era fiorentino, ma abitava a Roma) di esprimere almeno una cordata locale di imprenditori per avvicinarsi all’idea di rilevare il club. Ora prendiamo atto che un ex Presidente del Consiglio - uno dei primissimi con cui Commisso ha preso contatto quando è arrivato a Firenze - ha definito questa situazione ‘uno scempio che Firenze non merita’. Si sprecano le voci, la bordata può essere significativa? Vedremo, di sicuro dobbiamo annotarla.
Anche i media hanno cavalcato l’onda e - nonostante i risultati modesti in campionato prima del sesto posto di Palladino, comunque mica uno scudetto - le tre finali ottenute con Italiano hanno fatto mantenere un atteggiamento generalmente cauto dal punto di vista delle critiche sul conto di un club capace di comportamenti che in altri tempi sarebbero stati sicuramente censurati. Anche per i discutibili rapporti tenuti con gli stessi media. Non è forse elegante ricordarlo, ma chi scrive ha da subito scritto e detto in ogni salsa che - in assenza di scuse - non avrebbe mai messo piede al VP dopo il famoso gesto dei 50 euro gettati contro un collega che aveva comprato il biglietto per entrare nella casa della Fiorentina: una scelta personale, poi ognuno è libero di comportarsi come crede nella massima libertà, ma certamente una presa di posizione diffusa sarebbe stata più efficace anche sotto forma di segnale.
Infine i tifosi, che hanno mostrato la ben nota, unica passione anche nei settori diversi dalla Curva. La quale, con un eroismo che abbiamo già definito miracoloso, ha sempre fatto il proprio dovere durante le partite ed è riuscita a digerire anche il riferimento del presidente Commisso nell’intervento di fine maggio, l’ultimo in cui si è ascoltata la sua voce, quando specificò che i tifosi della Fiorentina non sono soltanto la curva Fiesole. Francamente abbiamo considerato da un pezzo inutili i teatrini della squadra schierata a cinquanta metri di distanza, mentre con gli occhi bassi ascolta i cori ‘fate ridere’. Poi ognuno rapidamente a casa sua, oppure a immergersi nelle cinque stelle del Viola Park.
Siamo arrivati da tempo a un punto di non ritorno e ora l’unica speranza - dopo averla suggerita e indicata in tutte le salse - è quella di fare entrare uomini di calcio autorevoli in società (che pare finalmente ci stia pensando). Figure che abbiano la capacità e il potere di gestire una situazione così devastata. Professionisti che siano ascoltati dai giocatori e risultino in grado di metterli in riga, circostanza che nonostante le decine di appelli ai tifosi e assicurazioni di chiarimenti non è mai avvenuta. C’è chi parla di pressioni da fare al presidente Commisso e di azioni dimostrative da far arrivare negli Stati Uniti. Avendola vissuta da vicino e nel tempo approfondita in ogni particolare - meno uno - ci permettiamo di ricordare che Diego della Valle decise di vendere la Fiorentina d’impulso dopo la famosa manifestazione dei tifosi in via de’ Tornabuoni, abbassando significativamente il prezzo che fino a una settimana prima era di 250 milioni. Via de’ Tornabuoni è più vicina rispetto al New Jersey, per cui non abbiamo molta fiducia, a proposito delle eventuali pressioni. E qui torniamo alla politica, che magari avrà finalmente il modo di approfondire e agire, anche per recuperare punti dopo l’inginocchiamento.
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