BUCCHI A FV: "ITALIANO È IL MIGLIOR TECNICO EMERGENTE. E QUANDO "DECLASSAI" ROSATI..."
Siamo al giro di boa del campionato e FirenzeViola.it ha voluto fare un bilancio del girone di andata della Fiorentina con Cristian Bucchi, attuale allenatore della Triestina ma con un passato in Serie A sia al Pescara che al Sassuolo: "Francamente la Viola non mi sta sorprendendo - le sue parole in esclusiva ai nostri microfoni - Perché ho sempre pensato che questa squadra avesse un buon organico e, stimando molto Italiano, immaginavo che sommare le sue grandi idee tattiche a dei buoni giocatori avrebbe portato ottimi frutti".
Traspare la sua ammirazione per il tecnico ex Spezia...
"Ma non per simpatia, bensì per merito, cosa rara in Italia. Lui si è esaltato con i fatti, vincendo la Serie C e la Serie B, salvandosi in A con lo Spezia e, dunque, dimostrandosi capace di trionfare con squadre sempre diverse. Italiano è efficace, estetico, fattivo. È il più bravo tra gli allenatori nostrani emergenti, al pari dei Simone Inzaghi".
Tra le sorprese di questa prima parte di stagione spicca Duncan, che lei ebbe a Sassuolo. Ha funzionato la cura Italiano?
"Eccome. Alfred ha grande qualità e solo due o tre anni fa era in orbita Inter, Milan, Juventus... Si tratta di uno dei centrocampisti migliori che abbiamo in Serie A. Senz'altro ha avuto qualche passaggio a vuoto, ma fa tutto parte di un percorso professionale".
A proposito di suoi ex giocatori, a Rosati, che allenò a Perugia, si addice il ruolo di leader carismatico dello spogliatoio viola?
"Assolutamente sì, è un ragazzo eccezionale e un professionista esemplare. A Perugia era il nostro captano, un uomo-guida durante tutto l'anno, anche nelle difficoltà. Ricordo che prima di Natale, a La Spezia, si strappò e dovette stare fuori due o tre mesi. Prendemmo Brignoli, che non fu positivo nel sostituirlo, ma scelsi comunque di dargli continuità anche quando Antonio (Rosati, ndr) rientrò in gruppo: lui, a malincuore, accettò questa cosa e continuò a fare gruppo. Ecco cosa significa essere un uomo di spessore".
Quanto contano certi "bravi ragazzi" nell'arco di una stagione?
"Tantissimo, anche perché nel calcio sono tutti bravi ragazzi fin quando il loro ruolo di protagonisti non viene messo in discussione. Quanto Antonio rientrò dall'infortunio non condivise la mia scelta di "declassarlo" ma la accettò comunque, continuando ad andare a mille all'ora in allenamento e mettendomi pure un po' in difficoltà. Stimolava tutti. Fece il capitano fino in fondo".
In un certo senso anche Vlahovic si sta rivelando un grande professionista malgrado gli "scontri" con la società per la questione contrattuale.
"Non lo conosco, si vede però che è un lavoratore: uno che gioca così è uno che si allena a duemila. È il prototipo del calciatore moderno. Io credo Vlahovic lascerà un vuoto importante, Non sarà facile sostituirlo perché, a dispetto dell'età, dimostra grande personalità. Poi è potente, bravo sia in campo aperto che nel gioco stretto, così come a tenere palla. Di calciatori così completi ce ne sono pochi, e parliamo degli Haaland, dei Lewandowski... Su quelle orme, forse, c'è Scamacca, ma poi faccio fatica a trovarne altri".