FIRENZE, E QUELLA LEZIONE DI CIVILTA'...

03.12.2011 01:48 di  Stefano Borgi   vedi letture
FIRENZE, E QUELLA LEZIONE DI CIVILTA'...
FirenzeViola.it
© foto di Giacomo Morini

Non era mai successo. Almeno in Italia fu la prima volta in assoluto. Un minuto di silenzio, di totale e religioso silenzio, la più alta forma di rispetto e di educazione che parte da Firenze, ed arriva al cuore degli italiani. Firenze, simbolo di arte e cultura, mirabile esempio di civiltà. Stiamo parlando del minuto di silenzio che il 2 dicembre 2007 fu riservato alla memoria di Manuela Caffi, moglie di Cesare Prandelli, madre di Carolina e Niccolò Prandelli, la donna per la quale tre anni prima Cesare aveva abbandonato la panchina della Roma. La motivazione? Stare accanto alla donna più importante della sua vita, la cosa più normale in un mondo (quello del calcio) che di normale non ha niente. Piccola precisazione: i più attenti avranno notato come queste riflessioni arrivino con un giorno di ritardo rispetto alla ricorrenza di quattro anni fa. Inutile nasconderci, è stata una svista da parte nostra. L'attualità, la partita con la Roma, il momento critico della Fiorentina ci ha distolto da un anniversartio al quale tenevamo (e teniamo) tantissimo. Poi abbiamo pensato: cos'è un giorno di fronte all'eternità di un momento così importante, il ricordo di una persona cara, la rievocazione di un gesto che ha unito tutto il cuore di Firenze? Ed allora eccoci quà, con un giorno di ritardo, ma felici di esserci e di rivivere con voi un'emozione irripetibile.

Dicevamo del minuto di silenzio. Molti lo hanno definito assordante (invero senza molta fantasia), noi lo definiamo sorprendente, proprio perchè mai avevamo visto 40.000 persone che per 50 secondi si sono date la mano, hanno alzato gli occhi al cielo, partecipando ad un dolore che in quel momento era anche il loro. Forse perchè Cesare è sempre stato "uno di noi". Permetteteci un pò di cronaca: Manuela Caffi Prandelli si spegne il 26 novembre 2007 nella casa natia di Orzinuovi. Per starle accanto, Cesare Prandelli aveva rinunciato a seguire la Fiorentina nella trasferta di Reggio Calabria del giorno prima, sostituito dal vice Gabriele Pin. Il mister viola salterà anche la partita di Coppa Uefa ad Atene contro l'AEK del 29 novembre, per tornare in panchina il 2 dicembre a Firenze contro l'Inter. Ad accoglierlo uno striscione immenso che campeggia in curva Fiesole... "Il tempo che passa smorzerà il dolore, ma se avrai bisogno di lei alza gli occhi al cielo, la sua stella ti guiderà per sempre e ci porterà lontano". Cesare sapeva di quello striscione, lo guarda, alza gli occhi al cielo, scende una lacrima... Intanto il figlio Niccolò siede a bordo campo anche lui visibilmente commosso, mentre cadono sul campo rose bianche lanciate dai tifosi, anche loro in lacrime. Cesare ne raccoglie una, due, tre... le raccoglie tutte, per poi metterle vicino a se. In tribuna Diego ed Andrea Della Valle applaudono, mentre l'arbitro Farina ordina il minuto di silenzio. In campo si nota un Adrian Mutu ad occhi chiusi, che partecipa così al dolore del fratello maggiore Cesare. A Verona col Chievo, poche settimane fa, Gamberini e Montolivo parteciperanno in un altro modo... ma quella è un'altra storia. Personalmente riteniamo che quel minuto, quel breve ma interminabile lasso di tempo vissuto nel silenzio più assoluto, abbia cementato più di ogni altra cosa l'amore tra il popolo viola ed il mago di Orz. Da quel momento Cesare non dimenticherà mai Firenze, Firenze amerà per sempre Cesare. La partita? Vince l'Inter per 2-0 ma chissenefrega... per una volta hanno vinto tutti. E non è una frase fatta.

Quel giorno, però, ci sarà un secondo evento che testimonia una volta di più la superiore civiltà di Firenze: il terzo tempo. Forse in pochi lo ricordano (sopratutto fuori dal capoluogo toscano) ma la Fiorentina è stata la prima che ha portato il "terzo tempo" nel mondo del calcio. Una sorta di omaggio che la squadra di casa (in quell'occasione la Fiorentina, nei confronti dell'Inter) faceva alla squadra ospite, a prescindere dal risultato, dall'andamento della partita. L'Inter vinse la partita per 2-0 (forse più nettamente di quanto dica il risultato) e all'uscita sotto la Fiesole i giocatori viola aspettarono i nerazzurri ai lati di un tappeto rosso, per stringergli la mano e darsi appuntamento alla partita di ritorno. Senza rancore, nè risentimenti. Mossi solamente dal senso di sportività. Sembra passato un secolo? No, da calendario solo pochi anni. Sembrano invece anni luce se guardiamo come si è evoluta (o involuta?) la situazione: dopo le consuete promesse, la Federazione non ha mai istutuzionalizzato l'iniziativa, lasciandola anzi cadere nel dimenticatoio. Peccato... un'altra occasione persa, l'ennesima dimostrazione che signori (Firenze ed i fiorentini) si nasce, non si diventa.