Pioli, un passato di corse in salita. La Nazione: "Con le spalle al muro, sfrutta l'esperienza"
La Nazione guarda al passato, alla carriera di Stefano Pioli, cercando di capire in quali altre situazioni il tecnico si sia trovato così in difficoltà. Dal suo debutto come allenatore alla Salernitana nel 2003 fino al Milan. A Modena arrivò la prima lezione dura: esonerato e poi richiamato. Nella "sua" Parma, nel 2006, la Serie A non perdonò: avvio negativo e addio a febbraio. Ripartì da Grosseto e Piacenza, dove subentrò e ricompose situazioni disperate. La prima vera scossa mediatica arrivò a Palermo: estate 2011, eliminazione ai playoff di Europa League e licenziamento ancor prima dell’inizio del campionato. Anche in quel caso, però, Pioli non perse la calma e poche settimane dopo trovò casa a Bologna, dove rimase oltre due anni e seppe rilanciare la squadra fino all’inevitabile separazione del gennaio 2014.
Alla Lazio, subito dopo, visse un ciclo intenso: un esordio brillante, il ritorno in Champions, ma poi l’esonero dopo il derby perso 4-1 nel 2016. All’Inter la storia si ripeté: entusiasmo iniziale, crollo primaverile e addio a maggio 2017. Dopo il biennio di Firenze, nell’ottobre 2019 fu chiamato alla guida di un Milan smarrito. Da traghettatore diventò architetto di un progetto vincente e in pochi anni costruì un gruppo che nel 2022 tornò a vincere lo scudetto, resistendo a ogni burrasca. In ventuno anni di carriera, dunque, Pioli ha conosciuto sei esoneri — Modena, Parma, Palermo, Bologna, Lazio e Inter — ma ha saputo uscire indenne da almeno sette crisi, trasformando così la precarietà in metodo.
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