PRANDELLI-FIRENZE, Amore e orgoglio
LO SFOGO DI PRANDELLI - Sono parole che fanno male. Da entrambe le parti. Pugnalate dritte al cuore, staffilate a due guerrieri indomiti ma feriti. Orgogliosi. Perché l'eliminazione dalla Uefa nessuno dei due l'ha ancora buttata giù. Prandelli da un lato, Firenze dall'altro. E le dichiarazioni del tecnico viola suonano come l'ennesimo campanello d'allarme di un rapporto che sembra aver perso quell'aura di 'sacralità' che c'era sino a pochi mesi fa. "Amo Firenze ma questa città si vuole autodistruggere con queste critiche. A questo punto mi prendo tre anni e mezzi di successi ed a fine anno valuterò il progetto, oggi più che mai. Forse la città non accetta il limite che divide noi dalle big". Tuoni, fulmini a ciel sereno. Prandelli si sfoga e lo fa come mai prima.
PASSATO E PRESENTE - Una brutta tendenza dei più è cancellare con un rapido colpo di spugna il passato. Le Champions conquistate sul terreno di gioco, la semifinale Uefa, Roma e Milan dietro in classifica. Un'altro trend, altrettanto evitabile, è quello di aggrapparsi troppo al passato. Ai successi, ai miracoli, alle imprese. Senza mai scordarci da dove siamo venuti, dobbiamo analizzare il presente, tenendo conto, però, di questo meraviglioso passato. E l'oggi dice che la Fiorentina è ancora quarta, ed ecco la medaglia che sorride. Poi c'è il rovescio, ovvero l'eliminazione ai sedicesimi di finale di Uefa, contro un'avversaria che è tutt'altro che una big. E se in molti lamentavano la mancanza di obiettività, fuori Firenze, quando i viola hanno raggiunto o superato Genoa e Chievo al 90' e oltre, non aggrappiamoci a rimpalli o a errori individuali per il pareggio contro l'Ajax.
AMORE E ORGOGLIO - "Io non ci sto". Prandelli è un fiume in piena. Firenze ascolta esterefatta l'alluvione di sentimenti del proprio tecnico. Città 'europeamente' ferita, chiacchierona, parrucchiera, istintiva e impulsiva, forse non merita tutte queste critiche, altrettanto Cesare. Perché se da una parte c'è una città orgogliosa ma pronta a donarsi in tutta la sua bellezza affinché la Fiorentina raggiunga obiettivi che lo stesso Prandelli ha dichiarato di voler conquistare ("voglio vincere a Firenze", ndr), dall'altra c'è un tecnico che ha fatto e sta facendo grandi cose sulla panchina viola. Sbagliando, come in occasione dei cambi contro l'Ajax, essendo a volte fortunato o forse cinico, ma con alle spalle un curriculum di trionfi, anche se non di coppe e trofei, probabilmente ineguagliabile in riva all'Arno.
VINCERE INSIEME - E allora lasciamo che i bollenti spiriti si acquietino. Firenze, tutta, addetti ai lavori, cronisti, tifosi e semplici osservatori, imparino pian piano a mordersi la lingua ed a sostituire le parole "tragedia" e "disastroso" con "sconfitta" e "sarà per la prossima volta". Ed anche Prandelli, nel suo unico neo: quel carattere forte, ma allo stesso tempo duro e orgoglioso. Nessuno ha voglia di autodistruggersi, c'è solo tanta sfrenata e genuina ambizione. Da parte di chi dice "resto qui per vincere", da quella di chi ammette che "non siamo abituati ad arrivare secondi" e da quella di chi segue in quasi tremila persone la propria squadra del cuore sino ad Amsterdam.