IL DISGUSTO E LA DIGNITÀ

21.05.2013 18:14 di  Andrea Giannattasio  Twitter:    vedi letture
IL DISGUSTO E LA DIGNITÀ
FirenzeViola.it
© foto di Federico De Luca

Una scelta dettata dal disgusto, dal sentimento che più di un mese provano un po' tutti i tifosi della Fiorentina. Si può interpretare così la decisione di David Pizarro di voler lasciare Firenze al termine di questa stagione. Non sono passati inosservati, infatti, agli occhi del cileno gli eclatanti episodi arbitrali che hanno di fatto compromesso l'approdo della Fiorentina in Champions League, un traguardo che sarebbe stato alla portata dei viola se solo Mazzoleni prima (in Fiorentina-Roma) e Bergonzi (nel recente Siena-Milan) non avessero commesso l'indicibile, falsando di fatto una corsa al fotofinish per il terzo posto che la Fiorentina avrebbe potuto vincere senza grossi patemi. E invece no. Troppi gli atteggiamenti da parte della classe arbitrale che hanno infastidito il Pek, troppa la sudditanza psicologica (ribatida senza mezzi termini anche oggi da Andrea Della Valle) che hanno scoraggiato il mediano ex Roma, che già dopo la partita contro la sua ex squadra nel mese scorso aveva già pensato di abbandonare Firenze e l'Italia.

Incommentabile il fallo di mani non fischiato su De Rossi, addirittura volgare la direzione di gara della partita Siena-Milan appena due giorni fa: è questo il pensiero di Pizarro. Un giocatore che, nonostante gli ultimi rumors relativi ad una possibile pressione per un aumento dell'ingaggio dopo la sontuosa stagione disputata, sembra aver deciso di abbandonare per sempre il ''Bel'' Paese, impotente davanti agli episodi cui, con la sua squadra, si è trovato davanti. Difficile, difficilissimo un ripensamento last-minute del Pek, adesso volato in Cile con la sua Nazionale per pensare alla sua terra e per dimenticare la tanta amarezza accumulata. Ma forse, per un giocatore vero, pulito ed autentico come lui, una decisione come quella di abbandonare il nostro calcio è più che comprensibile. Non per il denaro, non per la fama. Ma per la dignità.