MILANO CALIBRO 7
Dal Pino è messo in stato di sfiducia. È infatti storia nota della lettera formale di richiesta di dimissioni dal ruolo di presidente della Lega Serie A, con annessi addirittura i danni economici che la sua cattiva gestione avrebbe procurato al massimo campionato italiano. Una mozione intrapresa da sette società, coalizzate facenti parte di un fronte all'apparenza disomogeneo, in cui la Fiorentina è in prima fila: con i viola ci sono grandi realtà quali Inter, Juventus, Lazio, Napoli, Atalanta e Verona. Nel mirino due aspetti: la lentezza nell'assegnazione dei diritti televisivi in favore di DAZN e la riluttanza a voler chiudere il capitolo dell'ingresso dei fondi d'investimento in Lega. Procediamo con ordine.
DIRITTI TV - Da qualche settimana ufficialmente i diritti di trasmissione televisiva del prossimo triennio di Serie A sono stati assegnati alla piattaforma streaming, che ha avuto l'accortezza, rispetto a Sky, di non giocare eccessivamente al ribasso nella proposta economica, e grazie al supporto tecnico di una partnership con TIM (già però finita nel mirino della parte sconfitta per violazione dell'antitrust) ha vinto la partita, con sempre il favore della Fiorentina nelle sedi di voto. A Dal Pino viene imputato di aver traccheggiato in favore dell'emittente satellitare, ma se su questo fronte Commisso (che è stato persino ringraziato dal presidente di Lega per aver aiutato la vendita negli USA!) una strada pare poterla e volerla trovare, seppure il patron viaggi su una visione differente e rimanga ancora sospesa la questione del pacchetto 2 (quello di co-esclusiva su tre partite, per il quale Sky non ha ancora raggiunto l'offerta ritenuta necessaria), sui fondi il problema è invece di principio.
FONDI D'INVESTIMENTO - Sono mesi che si sente parlare di un possibile ingresso da parte di una media company nelle quote della Lega. In sostanza, in cambio di una generosa proposta economica sul presente, la Serie A apre le sue porte azionarie, e quindi decisionali in assemblea e nei ruoli dirigenziali, ad una compagnia privata che difficilmente non persegue fini speculativi. Concetti che cozzano con Rocco Commisso, l'uomo che - non va dimenticato - ha voluto delistare Mediacom dagli indici di Wall Street già tanti anni fa. Per uno come Commisso il capitale deriva ed è strettamente connesso al lavoro e alle persone, non alle acrobazie finanziarie, e la strada da percorrere è esattamente quella opposta: maggiore margine d'azione ai singoli club, in un quadro di benessere complessivo garantito. E soprattutto non viaggi nei pericolosi antri delle speculazioni, bensì investimenti sul presente per il futuro. La Fiorentina già alla prima votazione si era astenuta. Non apparirà perciò come un caso che lo studio Chiomenti che ha presentato gli atti sia lo stesso che ha curato il passaggio di consegne per fargli avere la Fiorentina.
Naturalmente Dal Pino non se n'è rimasto mani in mano, annunciando già una controffensiva con denuncia per diffamazione allo studio. In questo scenario, c'è chi cerca maggior campo su un lato, sull'altro, o anche in tutti e due. E chi travalica pure i confini della guerra di trincea, si veda De Laurentiis che ha messo sotto tiro Gravina e minacciato di far saltare i vertici della FIGC se le cose non dovessero cambiare da qui all'inizio del prossimo campionato (si riferiva però alla presenza del pubblico negli stadi). A quello stesso versante si aggrappa l'attuale presidente della Serie A, che non ha alcune intenzione di dimettersi e si augura di trovare sostegno in Federazione. Se la battaglia all'apparenza pareva limitata all'assedio della sede di Lega in quel di Milano, ogni probabilità sarà invece estesa pure verso Roma, dove batte il cuore pulsante delle principali istituzioni, senza dimenticarsi di Firenze. Da quest'ultima città infatti proviene il grido di uno dei principali assalitori e rivoluzionari nello scenario di quel calcio italiano che si prepara ad affrontare davvero di petto il suo futuro. Prossimo, e non solo.