CROCIATA IN LEGA: NO AI SOLDI DEI FONDI, SÌ ALL'AUTONOMIA
Dei tanti temi macro-calcistici emersi sullo scenario degli ultimi giorni ce n'è uno sul quale Rocco Commisso proprio non transige. Con i fondi privati il presidente della Fiorentina non vuole avere a che fare. Non è un caso che si sia soffermato sul tema con particolare attenzione ed enfasi, nel corso della lunga intervista di ieri ai canali ufficiali per dare una posizione del club su Superlega e connessi. L'avevamo rivelato già qualche giorno fa, adesso è arrivata pure la conferma ufficiale: la questione dell'ingresso dei fondi di private equity in Serie A è punto delicato per Commisso, è ciò che l'ha realmente spinto all'atto di sfiducia nei confronti di Dal Pino come presidente di Lega. Non può essere una coincidenza che l'argomento diritti tv, per quanto in un certo senso sia collegato, sia stato giusto marginalmente sfiorato, e solo per ricordare il contributo alla commercializzazione negli USA. I fondi sono il principale problema, oggi. Un ostacolo.
Perché? In parte una risposta l'ha data Commisso stesso, ricollegandosi alla sua attività imprenditoriale con Mediacom. Anche qui ci limitiamo a ribadire quanto già scritto: colui che ha evitato acrobazie finanziarie ad ogni livello, tanto da delistare l'azienda da Wall Street non appena ne ha detenuto la totalità delle quote, non può che privilegiare l'autonomia rispetto a qualche dollaro in più. Per essere più precisi, per Commisso è impensabile barattare un contributo economico sul presente, un'inieizione di liquidità che però non a caso fa gola a molti (basti vedere le dichiarazioni di alcuni presidenti in queste ore) con un posto nei ruoli dirigenziali di Lega, o nel Consiglio. A sostegno, ha portato un esempio direttamente dal suo passato. L'idea di avere maggiori soldi oggi - Superlega docet - sicuramente attira più d'uno ma per chi ha la solidità di un impero alle spalle e la volontà, almeno affermata, di rilanciare il calcio italiano e costruirci qualcosa di significativo dentro non può che apparire alla stregua della peste. Ecco il perché di questa crociata.
In conclusione, essendoci anche Inter e Juventus nel fronte dei sette club che vogliono Dal Pino dimissionario, la battaglia non può che essersi fermata, ma dovrà essere presa presto in mano visto che lato "sì fondi" sembrano aver intenzione di tornare alla carica. Il fronte andrà ricompattato e se possibile allargato. Joe Barone, rappresentante istituzionale del club, sin dall'inizio ha avuto sempre e solo un ordine ma muoversi, nell'incertezza di queste ore, non sarà semplice.