C'era una Volta in Viola, la storia di Pedro Petrone: l'autore del primo gol al Franchi

Settembre 1931, la Fiorentina, ormai al suo quinto anno di esistenza, dopo aver vinto il campionato cadetto l'annata precedente si appresta ad iniziare la sua prima storica stagione in Serie A. Il campionato inizia il 20 settembre (Milan-Fiorentina 1-1) ma la stagione dei gigliati parte una settimana prima, il 13 settembre, con l'inaugurazione della nuova casa dei viola, lo stadio Giovanni Berta. Poi chiamato Comunale e dal 1991 Artemio Franchi, in onore dell'ex presidente fiorentino di Figc e Uefa, l'impianto di Campo di Marte viene inizialmente intitolato, ricordiamoci che siamo sotto il regime di Benito Mussolini, a Giovanni Berta, squadrista fascista fiorentino ucciso nel 1921 da militanti comunisti.
Per inaugurare la struttura progettata dall'architetto Pier Luigi Nervi (in realtà il primo test del terreno di gioco venne svolto tre giorni prima con il Montevarchi) si scelse di disputare una gara amichevole contro i vice campioni d'Austria dell'Admira Vienna. Il match, iniziato con il lancio del pallone da parte dell'aviere fiorentino Vasco Magrini direttamente dal suo biplano che volteggiava sopra lo stadio, finì 1-0 per i gigliati e a segnare il primo storico gol nella nuova casa dei viola fu Pedro Petrone. Centravanti uruguaiano classe 1905, ex Nacional, dopo aver vinto tutto, due Copa America (1923, 1924), due Olimpiadi (1924, 1928) e una Coppa Rimet (1930), con la Celeste, l'Artillero, questo il suo soprannome per la sue straordinarie doti di finalizzazione, si trasferì a Firenze nel 1931.
In Italia ci arrivò via mare dal Sud America, sbarcò a Genova e poi giunse in Toscana. Oltre a segnare contro l'Admira Vienna, Petrone risultò decisivo, con 25 reti in 27 partite, per il quarto posto finale dei gigliati. Nella stagione 1931-1932 la punta uruguaiana vinse il titolo di capocannoniere della Serie A, a pari merito con Angelo Schiavio del Bologna, e l'anno dopo, spostato nel ruolo di ala destra dall'allora tecnico dei toscani Hermann Felsner, realizzò 12 gol. Uno di questi decisivo l'8 gennaio 1933 per il primo storico successo contro la Juventus. Le incomprensioni con Felsner lo portarono però a scappare da Firenze. Il 23 marzo 1933 si imbarcò da Genova per il Sud America e tornò a Montevideo dove chiuse la carriera al Nacional vincendo il suo secondo scudetto con i Tricolores. Nonostante la fuga finale Firenze rimarrà per sempre nel cuore di Petrone, tanto da chiamare proprio "Fiorentina" la scuderia di cavalli da corsa da lui creata a Montevideo. Morirà nella capitale uruguaiana il 13 dicembre 1964. Le sue gesta però non verranno mai dimenticate, di padre in figlio a Firenze infatti viene tramandata la leggenda del suo tiro potentissimo che una volta in allenamento addirittura sfondò prima la rete e poi una vetrata.
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