Viola, Napoli e Como realtà così diverse. Poi Pradè parla con abilità

Dopo l’inizio poco vivace il campionato dei viola di Pioli si appresta a vivere due momenti con squadre di più alta caratura, le gare con il Napoli e il Como.
Questi tre club, Fiorentina, Napoli e Como, non sono solo tre squadre di calcio con giocatori e allenatori molto diversi tra loro, ma rappresentano anche tre modi diversi di interpretare il calcio sul piano della filosofia aziendale, vediamo il confronto tra queste interessanti realtà del calcio italiano.
Iniziamo dal Napoli club vincitore dell’ultimo scudetto che ha ottenuto la sua crescita esponenziale attraverso la ricerca dei risultati sportivi, alimentata con l’acquisto di grandi campioni i quali hanno consentito ai partenopei di raggiungere vittorie sportive che hanno fatto crescere il fatturato innescando così un circolo virtuoso, meccanismo che ha reso oggi il Napoli una delle più importanti società italiane, degna ormai di stare nell’esclusivo novero delle cosiddette grandi, lo stile De Laurentiis, connotato da investimenti arditi e fortunati ha consentito una simile parabola di crescita con un esborso minimo dell’azionista di maggioranza circa 16 milioni di euro usciti dalle tasche dell’imprenditore cinematografico i quali hanno generato 3,5 miliardi di ricavi (in un ventennio), di cui ben 700 milioni di plusvalenze, una lezione di impresa che ha portato nel capoluogo campano due titoli nazionali oltre al piacere di veder passare giocatori come Cavani, Jorginho, Higuain, Mertens, Hamsik e solo quest’anno De Bruyne, Hojlund e Lukaku, allenati da una sfilza di tecnici di prima fascia che va da Benitez e Ancelotti a Spalletti e Conte. Naturalmente il paragone col Napoli risulta ingeneroso praticamente per tutti i club.
Ma veniamo alla Fiorentina di Commisso, club che ha prediletto alla ricerca dei risultati sportivi la patrimonializzazione dell’azienda attraverso gli investimenti immobiliari, almeno in questi primi anni della sua gestione. Commisso avrebbe voluto fare anche di più, infatti quando acquistò la Fiorentina manifestò da subito l’interesse ad edificare un nuovo stadio di proprietà, ma in quella direzione trovò molteplici difficoltà e resistenze soprattutto da parte dell'amministrazione cittadina, si sa bene che la politica, di qualunque colore sia, perde malvolentieri il controllo diretto di un club calcistico e del suo proprietario, il pallone è un gran bacino di voti e nell’era della crisi del consenso una municipalità si tiene stretta la società attraverso la convenzione per l’uso dello stadio di proprietà pubblica. Quando Commisso capì l’impossibilità di realizzare il progetto stadio si gettò con ogni forza sulla realizzazione del Viola Park, costato oltre 100 milioni di euro, un’opera che è di certo un orgoglio della Fiorentina, ma risulta sovradimensionata e con costi di manutenzione notevoli, ma quel che interessa la proprietà è che sia a patrimonio della società e ne aumenti quindi il valore.
Ma l’ultima pietra del nostro confronto riguarda la vera novità tra le società del calcio italiano, una novità che viene dall’Est: il Como degli Hartono, club di proprietà dei più ricchi imprenditori della serie A. Il Como ha sorpreso per gli ingenti capitali immessi sul mercato, tanto che taluni hanno gridato alla nascita di un Psg italiano. Ma il progetto Como è diverso da quello del fondo qatarino proprietario del club parigino, un fondo per quanto molto ricco ha infatti necessità di risultati finanziari a breve, gli Hartono no. Per gli imprenditori indonesiani del ramo tabacchi infatti il Como nasce, cresce e crescerà secondo i principi di una filosofia aziendale ed umana ben precisa, il Kaizen, filosofia di matrice giapponese che insegna i principi del ‘miglioramento continuo’, una crescita per tappe armoniche. A qualcuno parrà un paradosso sostenere che il Como cresca a piccoli passi quando in effetti lo si è visto investire sul mercato in modo tanto massiccio, ma il fatto è che da queste parti dopo due gestioni fin troppo attente ai bilanci siamo abituati anche a pensare in modo parsimonioso, bandendo i sogni e preoccupandoci se il padrone spende troppo, quando dovrebbe preoccuparsene lui e non i tifosi, gli indonesiani del Como spendono a seconda dei propri mezzi praticamente illimitati (e non solo a chiacchiere) e lo fanno in proporzione a quei mezzi.
Ma in Italia si fa, si pensa e si parla di calcio come cinquant’anni fa, anche se il mondo si muove veloce. E a proposito di calcio parlato e narrato, ieri è stata anche la giornata di Pradè che ha parlato davanti alla stampa facendo un bilancio del mercato concluso da poco, il dirigente viola con l’abilità di un monaco shaolin dalla calata romana, si è destreggiato tra le domande dei giornalisti.
Il levantino Daniele ha alternato trasparenza e franchezza, evitando rotture o toni aggressivi, Pradè è un uomo di potere che sa quando si debba raccontare in pubblico la verità più che nascondersi dietro scuse poco credibili, Pradè sa anche quando è il momento di mostrare le sue debolezze umane, ed ha infatti ammesso di aver pensato alle dimissioni, proprio quando la contestazione verso di lui è stata più aspra. Pradè ha raccontato esattamente ciò che il pubblico voleva udire. E’ questa un’abilità che equivale allo scoprire talenti calcistici, o quasi, adesso resterà solo il campo che è la vera ed unica etica del calcio, il banco di prova su cui tutti i membri della grande compagnia di giro del pallone verranno giudicati. Ma intanto Pradè ha seminato la sua narrazione che è ovviamente la versione più cara alla società e c’è da scommettere che sarà questa la versione che resisterà nel tempo, l’ha seminata e con una certa abilità e si può scommettere che sarà questa la versione dei fatti che resisterà per un bel po’ di tempo, a maggior ragione se intanto le prossime due sfide che si presentano impegnative avranno un esito non troppo negativo.
Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 2/07 del 30/01/2007
Partita IVA 01488100510 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
© 2025 firenzeviola.it - Tutti i diritti riservati
