C'era una Volta in Viola, il gioiello belga finito a giocare in Congo: la storia di Anthony Vanden Borre
Courtois, Hazard, Kompany, Mertens, De Bruyne. Sapete cosa hanno in comune tutti questi calciatori? Sì, Sono tutti belgi. Ma non solo, fanno anche tutti parte della cosiddetta golden generation del calcio fiammingo. Una delle nazionali più forti, probabilmente insieme all'Olanda di Cruijf e alla Jugoslavia pre dissoluzione, a non aver mai vinto una grande competizione internazionale. Essendo formata per la maggior parte da giocatori nati tra la fine degli anni 80' e la prima metà del decennio successivo l'apice della golden generation del calcio belga è stato tra il mondiale del 2014 ed Euro 2020 (giocato causa covid nel 2021).
Paradossalmente però di quella nazionale di fuoriclasse non faceva parte il giocatore che da giovane aveva impressionato più di tutti. Sto parlando di Anthony Vanden Borre. Nato a Likasi, città dello Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo), da padre belga e madre congolese il 24 ottobre del 1987, Vanden Borre ad inizio carriera venne definito dalla leggenda del calcio fiammingo Paul Van Himst il più grande talento che avesse mai visto. E come dargli torto, velocità, potenza, tecnica, tiro in porta. Vanden Borre aveva tutto per diventare un esterno di livello mondiale. Ad appena 16 anni esordisce sia con la prima squadra dell'Anderlecht sia con la nazionale maggiore del Belgio e dopo 4 stagioni con Les Mauve et Blanc si trasferisce in Italia. Ad accaparrarselo, nonostante l'interesse di squadre come la Juventus e il Real Madrid, è la Fiorentina di Cesare Prandelli.
A Firenze però Vanden Borre non riesce a mettersi in mostra e dopo appena sei mesi e 5 partite in viola passa al Genoa. Anche in rossoblù però il belga non regge il peso delle aspettative e nel 2009 lascia il Bel Paese. Da grande opportunità la sua avventura italiana si trasforma nell'inizio della fine della sua carriera. Vanden Borre va al Portsmouth, rimane una stagione in Inghilterra e poi torna in patria. Tra Genk e Anderlecht riesce a rilanciarsi e il C.T. Wilmots lo convoca per i mondiali brasiliani del 2014. In questo caso però si mette di mezzo anche il destino. Vanden Borre si infortuna e perde il mondiale. Nel 2017, a soli 29 anni, annuncia il suo addio al calcio giocato ma meno di due mesi dopo firma per i congolesi del Mazembe. In Africa viene accolto come una star ma anche qui un'avventura che sembra partire sotto i migliori auspici si rivela un disastro. Vanden Borre lascia il Congo dopo una sola partita giocata in 4 mesi e con diversi chili di troppo. L'ex compagno di squadra Vincent Kompany, ormai diventato allenatore dell'Anderlecht, gli concede un'ultima opportunità ma ovviamente lui non la sfrutta. La degna conclusione di una carriera all'insegna del poteva essere ma non è stato.
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