ANTOGNONI, E quella frase di Platini...
Non lo possiamo negare, ci ha dato fastidio. Parecchio fastidio. Giancarlo Antognoni che non ha partecipato alla consegna dei premi per la "Hall of fame" del calcio italiano è come minimo un errore, una contraddizione, come abbiamo titolato noi della redazione di Firenzeviola.it... una "lesa maestà". Per di più a Firenze, per di più nello storico salone dei '500 in Palazzo Vecchio, per di più alla presenza delle istituzioni cittadine. Antognoni a Firenze è il calcio, è la storia della Fiorentina e del calcio italiano. Non vogliamo sapere di chi è la colpa (se c'è), di chi le responsabilità (chi siamo noi per giudicare?), diciamo solo che è stato un errore. Un grossolano errore. Dal nostro piccolo scranno, però, vogliamo allentare la tensione, stemperare la rabbia del momento, e per questo ci viene in aiuto una frase pronunciata da Michel Platini (presidente Uefa, ma sopratutto immenso fuoriclasse degli anni '80) proprio al momento di ritirare il prestigioso premio. Nel commentare le sue radici italiane ("Le roi" aveva addirittura quattro nonni nati in Italia, uno di loro si era poi trasferito in Francia in cerca di fortuna...) Platini confessa un piccolo rimpianto: "Sono molto affezionato all'Italia - ammette Michel - tanto che non so se ringraziare mio nonno che venne a lavorare in Francia, e da lì nacque la mia famiglia. Se fossi rimasto in Italia, avrei almeno vinto un campionato del mondo. Così invece..." Piccolo flashback: Platini, tre volte "Pallone d'oro", ha solamente sfiorato il titolo mondiale con la sua Francia, arrivando una volta terzo ed una quarto ai mondiali del 1982 e del 1986. In compenso è stato campione d'Europa con i "galletti" nel 1984. Proprio nel 1982 fu l'Italia a laurearsi campione del mondo, e Michel si riferiva (con rimpianto personale) proprio a quel trionfo. "Se ero italiano - traducendo il messaggio criptico del francese - avrei fatto parte di quella squadra ed avrei vinto il mondiale". Caro Michel, ti riconosciamo una grande arte pedatoria, una simpatia (seppur da juventino) molto fertile, ma anche una presunzione tipicamente francese. In quella squadra il titolare del numero 10 (anche se ai mondiali di Spagna vestiva il 9 per motivi di ordine alfabetico) era un certo Giancarlo Antognoni, e tu saresti partito certamente dalla panchina. Poi va da se che, pur giocando pochi spiccioli di partita, saresti stato considerato campione del mondo anche tu, come lo sono stati Galli, Massaro, Dossena, Selvaggi... che non disputarono nemmeno un minuto di quella competizione. Ma, caro Michel, certamente non da titolare. Quel ruolo era di Giancarlo Antognoni. Vuoi la riprova? 7 agosto 1982, Madison Square Garden di New York, a pochi giorni dalla finale mondiale tra Italia e Germania si gioca un incontro tra le rappresentative di Europa e Resto del mondo. In campo, col numero 1 (anche qui andavano per ordine alfabetico...) e per questo titolarissimo, Giancarlo Antognoni. Con lui i vari Beckenbauer, Keegan, Krol, Neeskens, e chi più ne ha... In panchina col numero 14 Michel Platini, e per questo (aggiungiamo noi) riserva. Per l'Italia furono convocati anche Zoff, Tardelli e Paolo Rossi, ma come vedremo il mattatore della serata sarà proprio Giancarlo Antognoni. Resto del mondo in vantaggio per 2-0 nel primo tempo, poi la rimonta della selezione europea: al 58' segna l'inglese Kevin Keegan (la storica tripla Kappa... King Kevin Keegan), al 79' pareggia l'austriaco (e buon anima) Bruno Pezzay su assist millimetrico di Giancarlo, fino al sigillo finale (era l'88') del "capitano" viola. Paolo Rossi giostra sulla sinistra, scarica sul vertice dell'area di rigore per Antognoni, controllo e tiro potentissimo che piega le mani al portiere camerunense N'Kono. E' il 3-2 finale, lo stadio è in piedi, la standing ovation tutta per lui, per Giancarlo Antognoni. Il giorno dopo il Guerin Sportivo titolerà: "Antognoni, re a New York", davanti a tutte le stelle del calcio mondiale.
E Michel Platini? Che fine aveva fatto "Le roi Michel"? Il selezionatore europeo Jupp Derwall (tedesco) concesse benevolmente qualche minuto anche al francese, che entrerà dalla panchina appena in tempo per assistere in prima persona alla prodezza di "Antonio", per ammirarla, magari prenderne spunto per il futuro. Giancarlo Antognoni dirà in seguito che quella partita è stata la sua finale mondiale, visto che quella di 27 giorni prima se l'era guardata dalla tribuna per colpa di un maledetto infortunio. Giancarlo Antognoni, in quell'occasione, mostrò a tutti chi era il miglior giocatore del mondo. Non sappiamo se ci saranno degli strascichi a questa "dimenticanza", a questo piccolo (grande?) incidente diplomatico. Certamente "Antonio" resterà per sempre nella "Hall of fame" dei tanti cuori viola.