ACF WOMEN'S-CHELSEA 0-6, I PIÙ ED I MENO DELLA PARTITA
Si è conclusa la Champions League della Fiorentina Women's, eliminata agli ottavi di finale dal forte Chelsea, che ha vinto anche al Franchi con il rotondo punteggio di 0-6, dopo l'1-0 già conseguito nella partita d'andata. Di seguito dunque i più e i meno della partita da poco conclusa.
I PIÙ
Il pubblico del Franchi: Buona affluenza per l'incontro che si sapeva essere difficile, e soprattutto un sostegno incondizionato per le ragazze in maglia viola, nonostante la partita si riveli in salita sin dalle prime battute. A voce alta e con il cuore, nonostante un passivo pesante. Amore per il colore viola.
Ilaria Mauro: L'attaccante gigliata si sbatte e combatte contro le possenti centrali londinesi, risultando però troppo spesso sola e male assistita. Nonostante ciò non fa mancare la sua caparbietà e il suo fisico in una serata davvero complessa per lei e compagne.
Stephanie Ohrstrom: Difficile dare il segno più ad un portiere che subisce sei reti, anche se l'eroina dell'andata - che quest'oggi non è riuscita a salvare la sua porta dall'impallinata londinese - non ha colpe su nessuna delle reti prese. Anzi, era riuscita a mantenere inviolata la sua porta dai primi assalti ospiti, aiutandosi anche con i legni.
I MENO
Lana Clelland: La scozzese è una delle protagoniste più attese per quanto riguarda la squadra in maglia viola, ma viene influenzata in negativo da un inedito ruolo di esterno destro che non ne valorizza le doti e la costringe a un lavoro difensivo che non fa per lei. Guadagna il rosso a Bright ma è tardi.
Alice Parisi: Da una giocatrice della sua esperienza probabilmente ci si aspetterebbe un tipo di apporto diverso. E invece fa fatica a centrocampo: buona legna per i primi minuti, ma dopo le battute iniziali comincia inesorabilmente a sparire dal campo. Tocca sempre meno palloni, e ne sbaglia un po' troppi.
Davina Philtjens: Comincia bene, con voglia. Ma non sfrutta i palloni che, almeno per i primi minuti, transitano sulla sua fascia di competenza. Spreca in particolare un'occasione invitante nella prima frazione. Il secondo tempo è invece semplicemente un dominio delle inglesi.