A SORPRESA
Probabilmente è stato tutto più doloroso (o fastidioso) semplicemente perchè non se l'aspettava nessuno. Pochissimi avrebbero potuto prevedere uno stop mentale di questo tipo. Al cospetto dell'ultima della classe coinvolta in una stagione maledetta, e dopo ben nove giorni di preparazione. Alla faccia dei tempi strettissimi che avevano invece contraddistinto la preparazione tra Napoli e Roma, per il Verona, la settimana si era praticamente di colpo gonfiata.
Ma soprattutto nessuno avrebbe immaginato che anche Sousa potesse finire nel calderone di una flessione globale. Con le scelte iniziali di ieri, e quelle attuate a partita in corso. Pur mantenendo intatta la memoria dei vari casi figli del mercato invernale (e gli spunti, come nel caso Benalouane, continuano puntualmente a riportare alla memoria le scelte di gennaio) alcune logiche del tecnico portoghese sono inaspettatamente venute meno. Almeno questo ha raccontato la squadra mandata in campo domenica: priva di troppi punti di riferimento, ma comunque obbligata a fare di meglio contro il Verona, anche con le cosiddette seconde linee.
L'esclusione di Rodriguez (al netto di insuperabili problemi fisici spesso affrontati vista la rosa corta), la conferma di Tino Costa (pur contando la sola disponibilità di Kone) le assenze di Ilicic e Bernardeschi, e soprattutto il rilancio di Babacar tenendo fuori Kalinic. Sono queste, più o meno, le recriminazioni più sentite, stavolta, anche all'indirizzo dell'allenatore. Il quale, per inciso, potrebbe a questo punto essere destinato ad accantonare definitivamente qualsiasi concetto di turnover. Nello stupore di una gara probabilmente sbagliata anche da Sousa, la certezza è che alcune scelte difficilmente potranno essere ripetute.