Statistiche, mercato ed alchimie - Analisi della difesa viola
Mettendo da parte stereotipi e luoghi comuni che, nei classici commenti da Bar Marisa, vengono giù come pioggia di settembre, ritengo sia opportuno analizzare in maniera oggettiva il reparto che fino a questo momento è stato bersaglio delle sibilline frecce dei commenti di opinionisti, giornalisti e semplici appassionati: la difesa.
Il metro di valutazione più adatto resta sempre e solo uno: quello dei dati.
Giudizi ed opinioni cambiano, variano, mentre le statistiche, i numeri, sono qualcosa di immutabile, di tangibile, impermeabili anche alla pioggia di settembre.
Diciassette reti subite, solo Inter e Roma hanno saputo fare meglio, con quindici marcature a sfavore ciascuna.
Chi c'è al pari dei Viola? La solida Lazio di Rossi che, pur con un rendimento altalenante e con tre punti di penalizzazione, è in piena lotta per il quarto posto e l'Empoli di Cagni, una delle rivelazioni di questo campionato, che però a fronte di sole diciassette reti subite, è riuscito a siglarne solo quattordici.
Il problema, dunque, dove sta?
Le prime prestazioni degli uomini di Prandelli sono state, gioco forza, viziate da una gravosa penalizzazione che ha influito sulla psicologia dei giocatori e le prestazioni di Livorno ed Udine ne sono la prova inconfutabile.
C'è un altro dato interessante da analizzare: ben più della metà delle reti subite (nove su diciassette), vengono dalle partite contro le tre big del campionato, che si spartiscono equamente tre reti a favore ciascuna.
Nelle restanti quindici partite, solo per otto volte i viola sono stati costretti a raccogliere la palla in fondo alla propria rete (vista la nuova regola secondo cui i giocatori della squadra avversaria non possono farlo, questa espressione è diventata quanto mai veritiera) ed hanno perso in sole due occasioni.
Dopo questo excursus che mostra come forse non sia troppo lecito puntare il dito contro la retroguardia viola, passiamone ad analizzarne i componenti.
L'ultima finestra di mercato, quella estiva, ha lasciato con l'amaro in bocca tutti coloro che si aspettavano il grande colpo che rifinisse anche il reparto arretrato.
Barzagli? Kompany? Cris? Bonera?
"Noi crediamo in Mateo" ha risposto prontamente Corvino, "la politica dei giovani ci aiuterà a crescere e dobbiamo riporvi fiducia".
Andiamo per gradi: sulla sinistra Pasqual non ha offerto le esaltanti prestazioni dello scorso campionato ma se affermarsi è difficile, confermarsi ad alti livelli lo è ancora di più.
L'ex terzino dell'Arezzo in questa stagione è però "frenato" da Mutu che, sulla sua fascia, è un giocatore prettamente offensivo e per questo Pasqual è maggiormente dedito alla copertura piuttosto che alla riproposizione ed alla fase offensiva.
Sulla destra Ujfalusi convince e non convince, alterna ottime prestazioni con errori grossolani; Prandelli, in mancanza di un ricambio all'altezza (Potenza è giovane ma ha giocato poco e deve affermarsi a grandi livelli), è costretto a proporlo sempre nel ruolo di terzino destro, anche se le ultime due prestazioni da centrale hanno dimostrato che forse il tassello mancante alla retroguardia viola non è un Barzagli o un Kompany, quanto uno Zaccardo o un Reveillere.
Poi si passa al centro, dove ci sono i tre giocatori più criticati dell'intera stagione gigliata: Gamberini, Kroldrup e Dainelli.
L'ex centrale del Bologna è, tra i tre, quello che sinora ha maggiormente convinto: velocità, reattività, ottimo senso della posizione, una discreta alchimia con Dainelli.
Già, Dainelli
Il suo peggior difetto? I cali di concentrazione; quando l'ex difensore del Brescia è attento, si può considerare come uno dei centrali più solidi ed efficaci dell'intero campionato, ma troppo spesso si perde nel famoso bicchiere d'acqua, mettendo in allerta compagni di reparto, portiere e tifosi.
Kroldrup, arrivato proprio durante la finestra di mercato invernale della scorsa stagione dall'Everton, è quello che gli addetti ai lavori definirebbero "oggetto misterioso": forte, possente, ottimo colpo di testa, offre prestazioni accettabili condite però da qualche errore di troppo.
Non è uno di molto sopra le righe, né uno di molto sotto di esse: ha un rendimento costante, discreto, niente di più.
Tirando le somme, la domanda sorge spontanea: bisogna rinforzarsi? E se si, dove?
L'ago della bilancia, ora più che mai, dopo le ultime due partite di campionato, ha un solo nome: Ujfalusi.
Se Prandelli deciderà di farlo tornare difensore centrale, allora è un terzino destro il tassello mancante alla compagine fiorentina; ma nel caso che questa sia stata solo una breve parentesi dettata dalle necessità, allora sarà un centrale difensivo, veloce, forte, reattivo, il prossimo obiettivo del mercato viola.
Chi sarà? Di opzioni se ne leggono tante ma, se Corvino ci ha abituati bene, quelli che leggiamo ultimamente su giornali e via discorrendo, sono solo nomi da depennare dalla lista dei papabili viola.