SERIE A, Un torneo con sempre meno italiani
Grosso è stato ceduto al Lione, Toldo è braccato da Cuper che lo vorrebbe a Siviglia in ossequio alla vecchia (e jellata) comune militanza nerazzurra. L’Inter italiana si spopola sempre più: restano Materazzi, forse il giovane Andreolli, ammesso e non concesso che anche lui, alla fine di agosto, non abbia preso il volo, lasciando la Pinetina in mano ai passaporti, non alle carte d’identità. Il prossimo sarà un campionato che, più degli altri, parlerà straniero: basta scorrere le ipotesi di rose e di formazioni che, in questi giorni, fanno capolino sotto gli ombrelloni. Venti stranieri attualmente in organico per l’Inter: possibile che pure il secondo portiere venga dall’estero. Per il resto stranieri in ogni zolla del campo nonostante Mancini, la scorsa primavera, avesse inteso promuovere l’italianizzazione della squadra. Una questione di identità, sponsorizzata (a parole) anche da Moratti. Poi il mercato, nelle sue dinamiche, ha cambiato le carte in tavola: sembrava che l’Inter inseguisse Cassano, travolto poi dall’uragano-Suazo. Nessun nuovo difensore italiano: ecco Rivas, colombiano come Cordoba. Vivai tutelati, porte aperte per talenti nostrani? Solo a parole perché i grandi clubs non cavalcano l’onda indigena preferendo investire all’estero: in Italia solo l’Empoli (con tre stranieri fin qui in organico) e il Livorno (con cinque) assecondano gli auspici, più italiani in squadra, meno stranieri. In prospettiva ecco un’altra invasione: undici stranieri in organico per la Juve, ad esempio, almeno fino ad oggi.
Esagerate richieste per talenti nostrani complicano le trattative, spingendo molte società a dragare mercati oltreconfine. Prendete il caso della Juve, appunto: avrebbe voluto Cannavaro, Zambrotta, Zaccardo ma gli stipendi e le richieste dei clubs di appartenenza hanno smorzato sul nascere ogni ipotesi di negoziato. Ecco spiegati, allora, gli arrivi del ceco Grygera e del portoghese Andrade, il cui costo del cartellino è minore e meno ricco di clausole.
Undici stranieri pure per il Milan, che ricolloca in rosa Ba, perde Borriello e Donati, in attesa pure di piazzare il fratello di Kakà, Rodrigo Digao. La Roma, con nove stranieri, ingaggia Barusso invece che un onesto mediano italiano, arricchendo con Juan la colonia brasiliana. Estate pessima per i difensori italiani: osteggiati, poco graditi, ceduti e forse non rimpianti. L’esempio di Grosso, un campione del mondo vero, non solo presente sull’album Mundial delle figurine, è folgorante: ceduto dopo il primo anno di Inter. Non solo: la Juve ingaggia terzini e centrali stranieri. Idem la Roma. Anche Lotito (con l’argentino Scaloni) si adegua, mollando la pista per Mesto e Raggi.