PRANDELLI, Un uomo "normale" a Firenze
“Perché vi sorprendete? Ho fatto una cosa normale che qualsiasi uomo normale avrebbe fatto”. Così rispose, sgranando un po’ gli occhi, Cesare Prandelli alla domanda di un giovane cronista al momento della rescissione del contratto che lo legava alla Roma. Era l’estate del 2004 ed il calvario di Manuela stava appena iniziando. No caro Cesare, questa volta non sono d’accordo con te; tu avevi fatto una cosa normale, da uomo normale, in un mondo, quello del calcio, che di normale non ha proprio niente.
Personalmente ho visto per l’ultima volta Prandelli sabato, nel tradizionale incontro con la stampa alla vigilia di ogni partita; c’era un'aria strana, la voglia di far veloce, Cesare sapeva fin troppo bene cosa lo attendeva e dette quasi l’impressione di voler scappare per vivere anche gli ultimi, preziosissimi, istanti accanto alla sua Manuela. Nonostante questo la puntualità fu la solita, consueta anche la cortesia, e l’ultima domanda, beffarda seppur lecita… ”Mister, oggi festeggia la sua centesima panchina viola…”; la risposta, già in piedi nell’atto di andarsene… ”Speriamo di festeggiare nel migliore dei modi”. Forse quella frase conteneva ancora un barlume di speranza, forse la Fiorentina rappresentava in quel momento l’ultimo dei suoi pensieri. Poi la telefonata da Orzinuovi… ”Cesare, forse è meglio che tu venga su…”, l’innocente scusa della colica renale, e la squadra che parte per Reggio Calabria senza di lui.
Fra gli addetti ai lavori questo era un segreto di Pulcinella, ma tutti avevano rispettato la tacita consegna del silenzio. I tifosi no, molti non sapevano, e la loro è stata comunque una reazione composta. Da qui nasce e si sviluppa il rapporto tra Firenze e quello che non possiamo considerare un padre (vista l’ancor giovane età), bensì un fratello maggiore, da ascoltare, con il quale confrontarsi e poi seguire, cercando di carpire anche il più piccolo insegnamento. Questo in poco tempo è diventato Prandelli per Firenze. I due soggetti sono molto diversi tra loro, è vero; schivo, riservato, protettore del privato fino all’inverosimile il primo; caciarona, bottegaia, ma con un cuore grande così la seconda. A prima vista potrebbero sembrare due rette parallele destinate a non incontrarsi mai, poi la congiunzione, inevitabile, in nome di un amore comune, la Fiorentina. Bisognerebbe vivere a Firenze per respirare l’aria di queste ore, ammantata di tristezza, rispetto, silenzio. Già, il silenzio; abitudine insolita in riva all’Arno, un silenzio della gente che sa, che conosce bene cosa piacerebbe al proprio fratellone, un silenzio che non sa di commiserazione, di pietà, ma sa di rispetto, fiducia, misurata partecipazione. Radio, televisioni, siti internet…tutti hanno interrotto le proprie attività spontaneamente, consci che per una volta l’informazione non si fa dando spazio alla spettacolarizzazione del dolore, bensì lasciando spazio al ricordo e all’affetto sincero.
“Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”, e raccontata così è di una banalità sconcertante; noi, invece, invertiamo i fattori e diciamo che Manuela, nella sofferenza si è mostrata una grande donna, e dietro di lei c’è stato un grande uomo, o come ama dire lui, un uomo normale. Da parte nostra, senza far rumore, quasi sussurrando, ci sentiamo di dire solamente “Forza Cesare”, perché i tuoi figli, ora più che mai, hanno bisogno di te.