PRANDELLI, Non vedo l'ora di lavorare con Vargas
Un caffè freddo e davanti agli occhi il mare. Sono gli ultimi giorni di vacanza per Cesare Prandelli. I figli gli hanno riscaldato un'estate gelida. La prima da solo. Da domenica ci penserà la Fiorentina a distrarlo. «Diego e Andrea Della Valle sono stati coraggiosi a autorizzare una campagna acquisti da "prima fila". Questa squadra, cresciuta più velocemente del previsto, meritava un atto di fiducia ».
Pallone a trecentosessanta gradi. Il tecnico più amato d'Italia parla di tutto: scudetto, arbitri, Lippi, mercato, Europeo. Si parte dalla pole-scudetto. «Per il titolo vedo in prima fila Inter e Juve. Sfida affascinante, vero?».
Per il momento l'acquisto più importante dei nerazzurri è stato Mourinho.
«Già, è stato un ingaggio-evento. E' come se Moratti avesse acquistato non un allenatore ma un centravanti da tanti gol. Lo confesso, anche io sono curioso di vedere come si inserirà Mourinho nel calcio italiano. Lui è bravo, questo è sicuro. Ha sempre dato un'impronta precisa alle sue creature. Ma la serie A è una brutta bestia. Il nostro campionato non è il più spettacolare ma è sicuramente il più difficile. Niente è lasciato al caso».
L'Inter vuole Lampard.
«Un fenomeno. Ma anche il ritorno di Adriano sarà importante. Oltre al pieno recupero di Ibrahimovic. Sorrido quando qualcuno dubita del valore del centravanti svedese. Ibra è l'attaccante più forte del mondo ».
La Juve è all'inseguimento.
«I bianconeri hanno fame. Quindi sono ancora più pericolosi. Zitta, zitta la società bianconera ha condotto un mercato formidabile. Ha iniziato a gennaio inserendo Sissoko ed è andata avanti aggiungendo Amauri a Del Piero e Trezeguet. Il capocannoniere e il vice capocannoniere dell'ultimo campionato. La Juve rischia di diventare una macchina da gol. E non è finita visto che i bianconeri stanno trattando Xabi Alonso. La Juve è vicina all'Inter».
In seconda fila?
«La Roma, sicuramente. Negli ultimi anni ho fatto il tifo per la squadra di Spalletti perché ha proposto il calcio più spettacolare. Poi, c'é il Milan. Sono convinto che i rossoneri compreranno un grande attaccante. Sarà uno dei colpi del mercato ».
E la Fiorentina?
«Non siamo da scudetto ma siamo nel gruppo Champions. La mia sfida, però, va oltre la classifica. Ho un sogno nel cassetto ».
Quale?
«Vorrei che la Fiorentina diventasse la squadra simpatia.
In questi giorni ho incontrato tanti tifosi del Milan che mi hanno detto: "Mister, ci avete fatto fuori dalla Champions ma quest'anno, in Europa, tiferemo per voi". Sarebbe bello se diventassimo la "seconda squadra" di tutti. Questa simpatia che avverto mi spinge a costruire una Fiorentina ancora più votata al calcio spettacolo ».
La società ha acquistato giocatori importanti: cosa si aspetta da Gilardino?
«I gol. Di sicuro non stiamo parlando di un giocatore da recuperare. Gilardino deve solo fare il Gilardino ».
Da Vargas?
«E' stato uno dei protagonisti dell'ultimo campionato. Non vedo l'ora di lavorare con lui».
Da Jovetic?
«E' un talento ancora da completare. Mi ricorda il primo Totti. Ma non fate il titolone su questo mio paragone, ve ne prego».
È rimasto Mutu.
«Adrian non ha mai pensato di andarsene. Piuttosto credo che vorrà subito calciare il primo rigore che verrà concesso alla Fiorentina per dimenticare l'errore all'Europeo. Ma in Svizzera è stato Buffon a compiere un miracolo, non lui a sbagliare. Da Mutu mi aspetto i soliti 15 gol e i soliti 6-7 assist ».
Campagna acquisti chiusa?
«No. Manca ancora qualcosa».
Montolivo non vorrebbe andare alle Olimpiadi per non perdere i preliminari Champions.
«Non voglio entrare nelle scelte del tecnico Casiraghi. Dico solo che un allenatore dovrebbe tener conto dei desideri di un giocatore».
Quale modulo adotterà il prossimo anno la Fiorentina?
«Penso a un 4312. Con Jovetic davanti al centrocampo e Gilardino e Mutu punte vere. Non voglio fare grandi esperimenti perché le due partite dei preliminari saranno le due sfide più importanti di tutta la stagione. In Champions ancora non ci siamo».
La squadra rivelazione del prossimo campionato?
«Spero la Fiorentina. E attenti al Napoli. Sta seguendo la nostra stessa strada».
Lippi è tornato cittì azzurro.
«Un ruolo che non aveva mai veramente abbandonato. Mi è dispiaciuto molto per Donadoni che ha lavorato bene in una situazione difficile».
Cosa le hanno suggerito gli ultimi Europei?
«Ha vinto la nazionale che ha saputo fondere la sua cultura, ad altre culture calcistiche. La Spagna ha trionfato unendo il suo tipico possesso palla alla velocità di due attaccanti molto italiani».
Nomi nuovi emersi dall'Europeo?
«I russi Zhirkov e Arshavin. Quest'ultimo lo conoscevo bene perché avevo studiato lo Zenit di San Pietroburgo. Sperando di incontrarlo nella finale Uefa».
Rosetti ha diretto Spagna-Germania.
«Una grande rivincita per la nostra classe arbitrale. Ora vorrei che dal prossimo campionato Rosetti e gli altri fischietti arbitrassero all'europea ».
Cioè?
«Senza tollerare proteste, mani alzate o simulazioni. E' l'unica strada per abbattere la furbizia italiana. Però, attenti, i primi a pagare dovranno essere i campioni. Fino a oggi ho visto tanti arbitri far finta di non sentire gli insulti dei giocatori famosi e sbattere un cartellino rosso in faccia ai "gregari". Certo, per un mese ci sarebbero grandi polemiche ma, passata la bufera, avremmo un calcio finalmente europeo».