MORTE BEATRICE, Parla la famiglia
Fino a ieri poche persone si ricordavano di Bruno Beatrice, ex calciatore della Fiorentina morto per leucemia nel 1987. Poi la voce sul coinvolgimento di Carlo Mazzone nel decesso del terzino, che avrebbe pagato a caro prezzo una terapia errata, ha riportato alla luce la sua storia.
E il caso umano della sua famiglia, che a distanza di vent'anni ancora non è riuscita a sconfiggere il dolore. «La sera, prima di dormire, prego di non sognare papà, perché se succede sto male per tre giorni - ha spiegato Claudia, figlia di Beatrice -. Per anni ho incontrato una psicologa, che mi invitava a elaborare il lutto. Facile, a parole. Non supererò un bel niente, io resterò una persona a cui è stato sottratto il padre».
E' il modo in cui è scomparso a far male: «Come si fa accettare il fatto di aver perso un genitore per qualche maledetta partita da giocare a ogni costo? C'è un aspetto che viene poco considerato nelle storie degli atleti morti o ammalati per doping, è il capitolo sui familiari. Noi, i "rimasti", viviamo immersi dentro un dolore perenne e se proviamo a uscire dalla gabbia della compassione, scatta l'insinuazione».
Ed è proprio quanto successo alla moglie dell'ex viola, Gabriella Bernardini, che alla Gazzetta dello Sport racconta com'è iniziata la sua battaglia finalizzata alla conquista della verità: «A metà degli anni Novanta morì una persona di famiglia. Quando andai a riordinare la sua casa, trovai un vecchio saggio medico-scientifico: parlava del fisico tedesco Wilhelm Roentgen, l'inventore degli omonimi raggi, e diceva che lo stesso Roentgen già sapeva che queste radiazioni possono essere fonte di leucemie e tumori al fegato.
Sentii una fitta al cuore, mi ricordai della pubalgia di Bruno nella primavera del '76. A Roma il professor Perugia gli aveva prescritto una cura a base di impacchi e riposo, ma alla Fiorentina lo spedirono nella clinica Villa Camerata, dove per settimane lo sottoposero alla terapia dei raggi Roentgen per farlo giocare la domenica. A giugno lo vendettero al Cesena, senza dirglielo. Bruno litigò malamente con l'allenatore, Carlo Mazzone, che al culmine della rissa gli urlò: "Morirai sputando sangue". Beh, è andata così. Come tutti i leucemici, nei suoi ultimi giorni Bruno perdeva sangue dalla bocca».
Accuse pesanti, frutto di una convinzione: «Io sono certa che Bruno e gli altri "ragazzi" della Fiorentina sono morti o si sono ammalati perché venivano dopati o perché li curavano con terapie "criminali"». E adesso, forse, proveranno a parlare di insinuazione