MELO, Sogno Champions e nazionale

Uno stralcio dell'intervista rilasciata da Felipe Melo alla Gazzetta dello Sport
25.07.2008 09:05 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: Gazzetta dello Sport
MELO, Sogno Champions e nazionale
FirenzeViola.it

Intanto non ha nemmeno mezzo tatuaggio. «Io ho la Bibbia sempre con me — dice Felipe — e la Bibbia dice una cosa: il corpo non va segnato. Il corpo è sacro». Ha il destro che si avvicina a quello di Pirlo, la robustezza di un Gerrard, a Firenze dicono che sa di Dunga, ma di certo pare un Liverani con due ante in più. Si chiama Felipe Melo («Felipe sulla maglia »), religiosissimo, regista brasiliano, quasi 25 anni, e si sussurra che i compagni lo chiamino Melone. «Melone? — sorride —. Ma no, per tutti sono Fili o Fil». Di certo, lì in mezzo al campo, è uno che conta già: carattere, personalità, ecco che cosa mostra. La personalità e la forza del combattente. «Forse proprio perché ho combattuto per 10 anni il Vale Tudo» e sorride. E si sale sul ring.
Felipe, l'ex campione di «Ju jitsu alla brasiliana»: è così?
«Sì, il Vale Tudo (un'arte marziale) è nato in Brasile tantissimi anni fa: lo ha praticato mio padre Josè, alla lunga mi sono cimentato anch'io, mi divertiva e mi piaceva. Non avessi fatto il calciatore, ora come ora sarei probabilmente sul ring a vincere varie sfide, magari alcune medaglie. Ho combattuto e ho vinto diversi incontri in Brasile, in Giappone, negli Stati Uniti; con questa disciplina ho anche guadagnato premi con tanti soldi. Si tratta di una sorta di ju jitsu senza regole, nel quale vale appunto tutto».
Insomma, occhio a provocarla.
(ride) «Ma nooo, sono un ragazzo tranquillo, mi piace stare in famiglia: mia moglie Roberta è incinta di 3 mesi; il primogenito si chiama Lineker perché a mio padre piaceva il campione inglese e avrebbe voluto chiamare me così; il secondo Davì».
Facciamo un gioco: quanti gol sogna di fare in serie A?
«Cinque li firmerei. Ma se resto a zero e si vince sempre, va benissimo. A parte gli scherzi...

non so proprio quanti ne riuscirò a fare, spero tanti, anche se qui abbiamo un sistema diverso da quello che usavamo nell'Almeria: lì avevamo un centrocampo a quattro e quindi c'erano più possibilità di spingersi in avanti. Qui vedremo...
».
E' vero che per la Fiorentina ha detto no al Real?
«I primi contatti furono a gennaio: in quel momento solo Corvino si interessò a me. Accettai al volo. Solo dopo sono arrivati Real, Barcellona e Valencia, ma la parola è sacra. E io la parola alla Fiorentina l'avevo data. Volevo il calcio italiano. E cercavo il calore italiano. Il popolo fiorentino ha tanto di quello brasiliano, davvero tanto: ha una passione veramente eccezionale, trascinante».
Felipe: tecnica, forza e personalità. Che cosa le manca?
«L'esperienza internazionale: ho giocato in grandi squadre brasiliane, ma in Italia no. Sogno la Champions League, ma ancor di più di convincere Dunga a convocarmi nella Seleçao. Lui mi conosce e conosce Firenze: io devo solo giocare come so, e soprattutto devo lavorare, lavorare, lavorare ».
E vincere, vincere, vincere.
«Sono qui per questo. Siamo una grande squadra, e con Mutu ancora con noi siamo fortissimi: c'è qualità, tecnica, forza. E poi la Fiorentina ha un nome in Europa: dopo Real, Milan, Barcellona e Manchester United, un gradino sotto c'è la Fiorentina pari ad altre, Juve compresa, anche se qui la Juve va nominata poco. Pochissimo...».