Fiorentina, un avvio in salita tra statistiche e analisi

La nuova Fiorentina di Stefano Pioli ha iniziato il campionato senza vittorie, con tre pareggi e due sconfitte nelle prime cinque giornate. Il dato più allarmante resta la produzione offensiva: appena tre gol segnati, con Moise Kean ancora a secco in Serie A. In mezzo a un avvio complicato è arrivato però il 2-0 in Conference League contro il Sigma Olomouc: un successo utile soprattutto per la fiducia (a segno Piccoli e Ndour), ma che non cambia il quadro delle criticità emerse in campionato.
Il quadro: risultati e classifica fotografano il problema
Il percorso iniziale dice 1–1 a Cagliari, 0–0 a Torino, ko interni con Napoli (1–3) e Como (1–2), 0–0 a Pisa. Zero successi e soli 3 punti: la classifica colloca i viola nella parte bassa e racconta di un avvio in apnea nonostante un calendario non proibitivo, con l’unica “big” affrontata finora rappresentata dal Napoli. Sul piano strutturale, Pioli è tornato a Firenze a metà luglio con un contratto triennale: il cambio in panchina è stato netto e richiede fisiologicamente tempo per stabilizzare principi e meccanismi. La vittoria europea è un “brodo caldo”, ma ora serve uno scatto in Serie A, a partire dalla Roma al Franchi.
Attacco bloccato: Kean isolato, pochi riferimenti in area
Il dato secco su Kean è chiaro: 5 presenze e 0 gol in Serie A 2025/26. La scorsa stagione in viola aveva segnato di più, e questo amplifica il divario tra occasioni create e finalizzazione. In estate ha rinnovato fino al 2029, segnale della fiducia del club nel progetto che lo mette al centro. Il mercato ha aggiunto alternative con profili differenti: oltre a Kean, Roberto Piccoli (sbloccato in Conference) e un riferimento più “posizionale” come Edin Džeko, finora ancora lontano dallo standard immaginato. Indizi di un reparto in taratura tra gerarchie, convivenze possibili e caratteristiche da incastrare. Domenica contro la Roma, può essere l’occasione per Kean di tornare in campo e perché no di andare a segno.
Numeri e tendenze: poca qualità al tiro, pochi bersagli centrali
Con tre reti in cinque turni (0,6 gol a partita) e sei incassati, la forbice tra ciò che la squadra concede e ciò che produce resta contenuta ma non viene capitalizzata. Le letture avanzate collocano la produzione offensiva viola su livelli modesti, coerenti con la sensazione “di campo” di un possesso che fatica a diventare pericoloso nei sedici metri. Tra le squadre che centrano meno lo specchio c’è proprio la Fiorentina: mancano i tiri “buoni”, da zone interne e con corpo orientato; abbondano conclusioni forzate o dal lato debole. Piccoli e Ndour hanno dato segnali incoraggianti in Europa (gol+assist del classe 2004), ma in campionato la qualità resta bassa.
Le cause principali
- Meccanismi nuovi, tempi di esecuzione ancora lenti. L’uscita dal basso è spesso pulita fino alla trequarti, poi si inceppa per mancanza di linee interne e sincronismi tra mezzali/trequartisti ed esterni. È un classico effetto-cantiere di inizio ciclo: le corse “a vuoto” dei giocatori senza palla sprecano possesso e campo.
-Rifinitura poco verticale. La squadra arriva poco sul dischetto con palla bassa: tanti traversoni, pochi tagli dietro il centrale. Risultato: xG per tiro basso e portiere raramente sollecitato.
-Isolamento del centravanti. Kean vive di corse in profondità e attacchi al primo palo; se la rifinitura è laterale e lenta, il suo talento si vede meno. In più, l’azzurro ha attraversato un’estate complicata tra acciacchi e stop con la Nazionale che non hanno aiutato la preparazione.
-Pochi gol dal centrocampo, segnale di poca partecipazione. Nelle prime settimane i marcatori principali sono stati più spesso giocatori “non offensivi” rispetto agli attaccanti puri: un ulteriore indizio di una pericolosità diffusa ancora da costruire.
L’avvio senza vittorie in A, ha già inciso anche sulla percezione esterna. Nei mercati antepost per lo Scudetto, la Fiorentina si muove su quote molto alte, mentre in Conference League resta comunque tra le candidate di prima fascia secondo diverse comparazioni internazionali. Nel raccontare le tendenze e le oscillazioni per le schedine sul calcio e le lavagne degli operatori, il dato interessante è l’allargamento della forbice tra le aspettative domestiche (Scudetto lontanissimo) e quelle europee (Conference più alla portata), fotografia coerente con la natura delle competizioni e con la rosa.
Cosa può (e deve) cambiare (in fretta)
-Più densità centrale nella rifinitura. Alzare un interno accanto al nove nelle fasi di pressione posizionale, chiedendo agli esterni di alternare ampiezza e attacchi al mezzo-spazio, alza le percentuali di “palle attaccabili” per Kean.
-Rotazioni mirate tra Kean, Džeko e Piccoli. Alternare profili e convivenze a seconda dell’avversario (area da attaccare vs campo da attaccare) può evitare di sterilizzare il possesso laterale e portare più uomini in area.
-Ritmo e coraggio sul primo passaggio verticale. Il primo filtrante tra le linee è la leva per uscire dalla “U” di palleggio e aumentare xG/tiro. Le mappe xG stagionali indicano margini: il tema non è solo “produrre di più”, ma “produrre meglio”.
-Transizioni e palle inattive. Pressing codificato e piani sulle situazioni da fermo possono generare i gol “sporchi” che, in queste fasi, spostano la psicologia delle gare.
In sostanza, i numeri dicono che la Fiorentina crea poco (e male) e che la punta di riferimento riceve palloni con caratteristiche non ideali. La serata europea ha offerto segnali (Piccoli, Ndour, le parate di De Gea), ma il salto serve in Serie A. Con la Roma alle porte e un tour de force imminente, ridisegnare la rifinitura, aumentare la presenza interna e restituire a Kean palloni “attaccabili” sono le tre priorità immediate per trasformare un cantiere fragile in una squadra competitiva.
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