EUROPEI, Toni fa coraggio a un'Italia operaia
Dai tempi del tandem Bettega-Graziani (ct Bearzot, qualificazioni mondiali del 1978) la nazionale italiana di calcio non gioca con due lunghi di movimento in avanti: l’intenzione di Roberto Donadoni di rispolverare l’inconsueto modulo oggi a Marassi contro la Georgia è legata alle vie respiratorie di Vincenzo Iaquinta, sofferenti ieri al punto che lo juventino non si è presentato al Ferraris ed ha lasciato solo il «tedesco» Luca Toni nell’ultimo allenamento.
Era, la nazionale di Bearzot, una squadra votata all’attacco ed ultramoderna per i suoi tempi: è, quella di Donadoni, una formazione la cui vocazione offensiva da domani alla fine del girone di qualificazione europea è obbligata. La classifica del gruppo infatti non consente eccessivi sofismi: da oggi alla gara conclusiva con le Far Oer, passando per la sfida cruciale in Scozia, occorre vincere. Se non è una situazione da ultima spiaggia, immagine che fa infuriare Donadoni, certo non è giocare sul velluto. Ed infatti anche il ct lo ammette: da ora in poi passi falsi vietati. «Anche se - si affretta ad aggiungere - in qualche passo falso possono incorrere anche gli altri».
Eppure, condizioni di Iaquinta a parte (per lui test decisivo stamani, in alternativa toccherebbe a Quagliarella), Donadoni spiega di avere mai come questa volta le idee chiare alla vigilia sul piano della formazione.
Assenti per squalifiche o infortuni Cannavaro, Zambrotta, Aquilani, Perrotta e Camoranesi, il ct davanti al capitano di giornata Buffon dovrebbe schierare Oddo, Panucci, Barzagli e Grosso (o Chiellini). A centrocampo spazio per uno solo dei due diffidati Pirlo e De Rossi: il milanista, con al fianco i compagni di club Gattuso ed Ambrosini. Ed in avanti Di Natale leggermente arretrato sulla sinistra, Toni al centro e Iaquinta o Quagliarella sulla destra.
«Siamo una squadra operaia? - rivendica il ct - E’ una definizione che mi piace, è una classe sociale che manda avanti il Paese.
Non mi offendo se ci definite così».
A parte i misteriosi allenamenti fatti svolgere a porte chiuse dal ct (il tedesco Topmoller), «quello che mi preoccupa - chiarisce Donadoni - è la loro voglia di mettersi in mostra. Sono una squadra giovane, costruita per il futuro».
Non ci sarà Kaladze, «ma quelli che ci sono non hanno nulla da perdere. Una condizione psicologica che spesso crea guai a chi è costretto a vincere».
A dispetto dello schieramento smaccatamente offensivo, Donadoni non chiede ai suoi l’assalto immediato, il gol risolutore in avvio. «La rete può arrivare al 5’ del primo tempo o a metà ripresa, basta che arrivi. Ed arriva se si aggredisce il pallone, se si va su ogni tackle con lo spirito giusto. Andare in campo molli sarebbe un errore imperdonabile». Gli chiedono del ritorno in nazionale di Toni, capocannoniere della Bundesliga ed in grande spolvero, e lui: «E’ un giocatore importante, ma la forza di questa squadra è il gruppo».