AMARCORD, 4 giorni per un grande ex: Enrico Chiesa
Prima il Siena a Firenze poi la trasferta di Parma; due partite, tre squadre che si incrociano, nelle quali c’è gran parte della carriera di Enrico Chiesa. E’ il grande ex di questi 4 giorni nei quali si gioca la 31esima giornata ed il recupero della 3° di ritorno, annullata per i tragici fatti di Catania. Chiesa nasce a Genova il 29 dicembre del 1970 ed è proprio nella società blucerchiata che esplode nel 1996 con 22 reti in 27 partite formando una coppia formidabile con Roberto Mancini. Da lì approda in Nazionale con la quale disputa l’Europeo d’Inghilterra del 1996 ed il mondiale francese del 1998. E’ la Sampdoria quindi l’altra squadra, con Fiorentina, Parma e Siena che compone la carriera di un calciatore che ha probabilmente raccolto meno di quanto era nelle sue possibilità. Un problema di carattere è stato detto spesso e indubbiamente la sua introversione mista a freddezza nei rapporti interpersonali non lo ha facilitato; Enrico non è mai stato uno di compagnia, non ha mai partecipato volentieri alle cene dei club (alla pari di un suo grande compagno di squadra, Batistuta), non ha mai presenziato a programmi televisivi dove è facile raccogliere consensi e complimenti gratuiti; lui parlava sul campo, con una proprietà tecnica difficilmente riscontrabile in altri calciatori soprattutto se la uniamo ad una facilità di calcio impressionante, il tutto correlato ad un fisico possente e compatto. Il suo score, al momento, parla di 138 gol in 370 presenze in serie A e 7 reti in 17 partite in nazionale.
Nella Fiorentina arriva nel 1999 nell’ambito di una campagna acquisti che doveva dare l’impulso decisivo per la Fiorentina del terzo scudetto; il campionato appena terminato aveva visto i viola di Trapattoni classificarsi al terzo posto, qualificarsi per la Champions League ed uscire con le ossa rotte dalla bufera Edmundo. Serviva una seconda punta forte da affiancare al Re Leone e le caratteristiche di Enrico sembravano perfette. Non era facile però per lui lasciare Parma dove aveva disputato 92 partite con 33 reti (anche lì formò una grande coppia d’attacco, stavolta con Hernan Crespo) ed aveva vinto una Coppa Uefa ed una Coppa Italia. Il trasferimento tardò a concretizzarsi e fu un’indecisione fatale perché nel frattempo la Fiorentina si cautelò portando a Firenze Predrag Mijiatovic, proveniente dal Real Madrid, e soprattutto autore del gol vincente nella finale di Champions League che il Real vinse contro la Juventus nel 1998. Chiesa arrivò ugualmente in riva all’Arno, per la modica cifra di 30 mld di lire, ma soffrì la concorrenza di Predrag, disputando una stagione contraddittoria, con i viola deludenti in campionato, eliminati al fotofinish dalla Champions e con soli 6 gol per Enrico in tutta la stagione. L’anno dopo fu quello del trionfo in maglia viola con 22 reti in 30 gare complice anche la partenza di Batistuta ed il ruolo acquisito di leader indiscusso in seno alla squadra viola. Se ne andò nel 2002 durante i giorni del fallimento dopo che insieme a Di Livio cercò in tutti i modi di scongiurare quell’efferato delitto sportivo. In quella stagione poi, oltre all’onta morale del fallimento, Chiesa subì anche un gravissimo infortunio datato 30 settembre 2001, alla 5° giornata contro il Venezia; una improvvida girata ed i legamenti che saltano; stagione finita per lui e per la Fiorentina che senza il suo leader carismatico si sfalda sotto i colpi delle carte bollate e delle messe in mora ad opera dei propri tesserati.
Il fiore all’occhiello della sua carriera in viola è indubbiamente la conquista della Coppa Italia 2001, nella quale in coppia con Rui Costa e guidato in panchina dal suo ex-compagno di meraviglie doriane Roberto Mancini, contribuisce a confezionare l’ultima prodezza della vecchia Fiorentina prima della tragedia sportiva di 12 mesi dopo. Della sua carriera a Siena, obiettivamente poco ci interessa; ad oggi sono 119 le presenze in maglia bianconera con 32 reti ed un triste presente ai margini della prima squadra. Di lui, a Firenze, rimarranno memorabili i cross effettuati con entrambi i piedi che lo pongono ai primissimi posti della storia viola in questa specialità; eccezionale la sua capacità di tiro, anche da fermo: potenza e precisione le sue caratteristiche con un calcio a girare spesso letale per i portieri avversari. Insomma, un fuoriclasse incompiuto che ha però lasciato una traccia importante nel cuore dei tifosi viola. In questi 4 giorni rivedrà gran parte della sua vita calcistica, fra soddisfazioni e rimpianti; difficile dire da quale parte penda la bilancia.