POTENZA A FV, VI RACCONTO IL MIO PAPU. VIOLA, MANCA PROGRAMMAZIONE
Ha giocato con la prima Fiorentina di Cesare Prandelli, quella del 2005-2006. Ha anche vestito la maglia di quel Catania che faceva faville con Barrientos, Mascara e Morimoto, ma soprattutto con l'attuale oggetto del desiderio viola: il Papu Gomez. In merito a questo e a molto altro, Alessandro Potenza si è espresso così in esclusiva a FirenzeViola.it:
Cosa ci può raccontare del Papu?
"È un ragazzo eccezionale, simpatico, umile e sempre a disposizione. Come giocatore non lo scopro io dal punto di vista delle qualità. Penso che se la Fiorentina ci puntasse davvero, farebbe un gran colpo".
E riguardo alla sua personalità?
“Non so come si viva oggi uno spogliatoio da calciatore. All’epoca era un giovane e aveva un carattere che andava anche al di fuori del campo. Posso dire che era il classico argentino che ti faceva morire dalle risate (ride, ndr). In campo aveva qualità da vendere. In alcuni momenti della partita, a Catania, da una parte c’era lui e dall’altra Barrientos. Davi la palla a loro e il gioco era fatto”.
Pensa che sia proprio il carattere a mancare all'odierna Fiorentina?
“Penso che manchino delle basi solide. È normale che in una piazza come Firenze alla prima difficoltà, se non si è strutturati bene, la situazione diventa difficile, a differenza si altre piazze in cui puoi perdere anche delle partite. Un 6-0 a Firenze, non è come in un’altra città. La tifoseria è legatissima alla squadra, quindi se non c’è uno zoccolo duro dalla personalità forte, costruttiva, aziendalista, l’ambiente diventa una pentola a pressione”.
La solidità di cui parla c’era nella sua Fiorentina del 2005-2006…
“C’era uno spessore dal punto di vista caratteriale e umano, degli interpreti. I nuovi si aggrappavano a giocatori con le spalle alte, senza essere egoisti. Questo, forse, è un problema attuale che vive la Fiorentina”.
Qual è, allora, il problema principale in questa situazione?
“Manca la programmazione. Ho la sensazione, dopo il lavoro di Iachini, che il rapporto di lavorativo fosse arrivato al termine in estate e che si potesse cambiare guida tecnica. Non c’è stata convinzione nelle decisioni. Quasi sempre le stagioni giuste le fanno la programmazione. Il risultato è che Firenze, che è una città ambita, ultimamente arranca".
Quindi l'arrivo di Prandelli è figlio di un errore di programmazione?
“Credo che c’entri poco. È subentrato, ed è sempre difficile farlo. Nei primi giorni ho letto la sua intervista in cui lamentava di avere giocatori non da Fiorentina. Un’espressione di questo tipo è un rischio che si prende l’allenatore personalmente nei confronti della stampa, ma soprattutto dei giocatori. Difficilmente, se esci con simili dichiarazioni, potrai attrarre la simpatia degli interpreti. È normale che anche lui sia tra gli imputati, si sa, l’allenatore è sempre il primo a pagare”.