I nostri appelli inascoltati, una consapevolezza che non c’è e nessun passo indietro dei responsabili: la Fiorentina non ha più la minima credibilità
Avevamo auspicato, prima che la Fiorentina scivolasse ancora più in basso e dopo che la dirigenza aveva sottolineato l’importanza del cosiddetto patto del megafono con Dzeko, che le porte del Viola Park potessero aprirsi ai tifosi per un momento condiviso, ma non siamo stati ascoltati probabilmente anche per richieste del tecnico voglioso di lavorare con il gruppo in una settimana senza Europa. Avevamo anche chiesto che la Fiorentina intesa come società facesse qualcosa di diverso, decidesse d’intervenire rapidamente con l’innesto di una figura d’esperienza nella dirigenza, ma ad oggi al netto di qualche rumors non registriamo nessuna decisione definitiva. Avevamo persino tirato in ballo la credibilità in gioco nella sfida del Verona, il risultato finale ci ha dato una risposta chiara.
Appelli caduti nel vuoto
Per la verità, già in tempi non sospetti, ci eravamo anche domandati a chi stesse realmente a cuore il bene della Fiorentina, ma pure sotto questo profilo le nostre domande sono risultate vane visto che col passare delle settimane gli scenari non sono cambiati e chi occupa posizioni di vertice nel club è rimasto al suo posto senza cambiare di una virgola strategia. Così nonostante la situazione dei viola sia ulteriormente precitata, nessun dirigente ha pensato di fare un passo indietro, anche perché nella sua ultima uscita pubblica (su “La Nazione”) Commisso ha ritenuto semplicemente di ribadire fiducia al suo management.
Consapevolezza questa sconosciuta
Così quando ieri sera l’attuale Ds ha raccontato, prima dell’ennesima debacle sul campo, le diverse fasi della Fiorentina, dalla presunzione allo spaesamento come se fosse arrivato nel club da pochi giorni, abbiamo capito che quella benedetta consapevolezza di cosa stia accadendo è ancora lontana da una comprensione definitiva. Una circostanza identica a quanto sta avvenendo in uno spogliatoio che ha in fretta dimenticato la vergogna per le richieste d’aiuto a una tifoseria poi tradita alla partita seguente. Intanto oggi leggiamo sul Corriere Fiorentino che sarebbe proprio l’attuale Ds il dirigente pronto a prendere in mano la situazione, magari con un piano triennale e con l’inevitabile carta bianca che merita un manager chiamato a un’impresa come sta diventando la salvezza dei viola. Ferrari al comando, Goretti a gestire il piano sportivo, come se niente stesse accadendo.
La confusione di Vanoli
Insomma non resta che prendere atto che, ancora una volta, la Fiorentina va avanti per la propria strada, che la dirigenza non pensa di cambiare strategia, in primis dal suo massimo esponente che dev’esser stato lo stesso ad avallare l’arrivo di un colore arancione che niente ha a che vedere con la storia di questo club, già messa in secondo piano nel momento in cui si è scelto un nuovo stemma per ragioni di marketing. Allora dopo tanti appelli caduti nel vuoto non resta che limitarsi alla speranza che cambino in fretta parecchie facce in casa viola, e non solo in campo dove a sentir Vanoli servono ancora 2 gare per capire chi non lotta (come se oggi non fosse chiaro di fronte a un collettivo che non sa cosa fare ma che quando c’è da discutere sa benissimo dividersi) e dove una vittoria ieri sera non avrebbe cambiato le sorti europee (concetto in contrasto con un eventuale 2-0 che avrebbe invece proiettato i viola direttamente agli ottavi di finale).
Cambiare tutto per non cambiare nulla
Speriamo che davvero il mondo viola si rovesci completamente, e soprattutto che non ci sia più spazio per summit o ulteriori valutazioni che portano via solo tempo, e che vi sia un interventismo (magari anche da parte delle istituzioni politiche per non tirar in ballo sempre e solo i tifosi ormai esposti a mille rischi qualsiasi iniziativa organizzino) che cambi davvero le cose. Perché in questa Fiorentina dove il capo pare comunque soddisfatto del lavoro dei suoi uomini, e in cui nessuno pensa di fare un passo indietro soprattutto in società, qualsiasi parola ha perso ormai ogni tipo di valore e credibilità.
Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 2/07 del 30/01/2007
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