CACIA, Dipendesse da me giocherei ogni gara a Firenze
"Sì, è arrivato il momento di salutare". L'addio di Daniele Cacia al Piacenza si consuma di primo pomeriggio, in modo molto sobrio, nello stadio che lo ha visto infiammare il pubblico negli ultimi due anni e mezzo, nella scia dei grandi bomber che lo hanno preceduto. Dai fratelli Inzaghi a Gilardino. Trentanove gol tra campionato e coppa Italia come certificazione di valore. E il quarantesimo Cacia spera di segnarlo sabato a Grosseto, come regalo d'addio. Poi potrà consegnare il proprio cuore e le proprie ambizioni alla Fiorentina. Il Piacenza cercherà di dimenticarlo con Piovaccari del Treviso (in pole) o Martinetti dell'Arezzo.
PUNTO DI PARTENZA "Si realizza il sogno di quel bambino che andava pazzo per la Sampdoria e aveva come idoli Mancini e Vialli. Ho sempre sperato di giocare in serie A, oggi è possibile grazie alla Fiorentina, che quest'estate ci ha messo appena due giorni per prendermi. Questa sì che si chiama fiducia. Ma prima di andarmene volevo salutare Piacenza e il Piacenza. La mia casa, la mia famiglia, per tanti anni. Non ringrazierò mai abbastanza la società per quanto mi ha dato. In particolare Fabrizio Garilli, presidente e amico. Mi sento in debito con lui. Mi ha detto di non prendere questo trasferimento come un punto di partenza. Tranquillo, sarei un pazzo se mi considerassi arrivato. C'è chi dice che dovrei chiudere la stagione qui, per giocare con continuità, soprattutto dopo il grave infortunio al perone e al malleolo. Non sono d'accordo: certi treni vanno presi quando passano. Al dopo penserò dopo, appunto.
In fondo al Piacenza ho già dato molto e spero di ritrovarlo presto in A. Confesso: mi piacerebbe segnare un altro gol prima di andare via... Già, i gol. Li ricordo tutti, ma forse quello alla Cremonese nel derby ha un significato particolare. E gli allenatori: Iachini è quello che mi ha valorizzato; Somma mi ha dato la serenità necessaria per lasciarmi alle spalle il grave infortunio. Mi sarebbe piaciuto lavorare con lui ancora un po', però...".
FIORENTINA ECCOMI "A Firenze troverò tanta concorrenza e forse più pressioni, ma non sono spaventato. Rispetto per tutti, paura di nessuno. Ho 24 anni, ma non penso di essere arrivato tardi in serie A. Sono un ragazzo fortunato e non vivo di rimpianti. Parto per Firenze con la massima umiltà, convinto però del mio valore. Quante partite giocherò da qui a giugno lo deciderà Prandelli. Se dipendesse da me, tutte. Ma la concorrenza è tanta: Mutu, semplicemente un campione; Vieri, che spacciavano per finito e si sono sbagliati; Pazzini e Osvaldo, due dei giovani più forti della serie A. E adesso ci sono anche io, che qualcuno ha paragonato a Iaquinta. Per caratteristiche ci somigliamo, ma lui ha già dimostrato quello che io spero di dimostrare. Con Prandelli non ho ancora parlato, ma ha fatto crescere bene tanti giovani, spero faccia crescere bene anche me. Ho seguito il cammino della Fiorentina e, nonostante i recenti problemini, sta disputando un campionato fantastico. Sì, l'accesso alla Champions League è possibile. E chi l'avrebbe detto che a parlare di queste cose ci sarei stato anch'io...".