BAIESI A FV, IL CALCIO FACCIA DA APRIPISTA PER GLI ALTRI SPORT. BENE ACF SUL TAGLIO STIPENDI
In questi giorni i vertici del calcio si stanno confrontando per prendere una decisione in merito alla possibile riapertura dei campionati. FirenzeViola.it ha chiesto il parere di chi, in generale, lo sport lo ha sempre vissuto dall'interno: Gianluca Baiesi, a lungo responsabile dell'area marketing e commerciale della Fiorentina.
Baiesi, qual è il suo parere sulla eventuale ripartenza del calcio?
"Mi sembra che le linee guida che si stanno leggendo ultimamente siano corrette. Cioè che ci sono consensi unanimi sul fatto di ripartire, se possibile e nei tempi necessari, per concludere il campionato. L'ultima parola spetterà poi al governo. Credo ci siano diversi aspetti da considerare, ovviamente è chiaro che come tutti gli imprenditori degli altri settori c'è la volontà da parte dei presidenti delle squadre di ripartire, e in questo il calcio non deve essere differente da qualsiasi altro settore merceologico. Forse il calcio può essere anche visto come un beneficio nazionale, potrebbe rappresentare una sorta di medicina aggiuntiva portando un po' di leggerezza".
Ma questo vale un po' per tutti lo sport, no?
"Certo, credo però che il calcio debba fare come sempre da apripista, visti i numeri e gli interessi che genera. Questi ultimi fattori possono infatti spronare maggiormente chi di dovere a prendere delle decisioni, senza ovviamente essere di parte. Quindi credo che se il calcio potrà riaprire ne gioveranno anche gli altri sport".
Oggi l'assemblea di Lega ha confermato con voto unanime la volontà di ripartire, nonostante qualcuno fosse fermamente contrario, vedi Cellino.
"Credo che ci sia semplicemente grande desiderio di fare qualche passo in avanti. Non parlo di ritrovare la normalità già ora, ma anche solo di un passo verso di essa. E' oltretutto raro vedere unanimità in Lega, quindi è una situazione particolare: come tale credo ci sia qualcuno che non è poi convinto al 100%, ma rientra nell'ordine normale delle cose. Ogni posizione è lecita".
Quanto alla Fiorentina, sono stati messi in cassa integrazione 50 dipendenti. Crede sia giusto?
"Si tratta di un discorso delicato, sono sempre stato convinto che la gestione del calcio deve essere equiparata a quella delle altre imprese. Quindi in questo senso penso ci sia molta demagogia e parzialità in chi giudica il mondo del calcio solo per i grandissimi numeri che muove. In realtà il governo del calcio vale per la serie A, così come per le serie minori e qualsiasi altro movimento, e ogni società deve fare le proprie valutazioni, in tal senso la decisione di Commisso può essere corretta. Pensiamo a persone in altri settori che per motivi straordinari siano costrette a stare a casa: queste non lavorano, o lavorano meno, quindi certe riflessioni sono importanti. Poi è chiaro che sarebbe bello che ognuno percepisse sempre lo stesso stipendio".
Intanto coi calciatori si sta ancora trattando...
"Le regole devono valere per tutti, quindi senza entrare in concetti populisti o demagogici non riesco a capire perché le misure che vengono prese per qualsiasi altro settore non debbano valere per i calciatori. Poi è chiaro che l'impatto su un calciatore può essere in termini di numeri di importo più sensibile. In questo ho ammirato i calciatori che si sono fatti avanti per primi proponendo una revisione del proprio stipendio: è stato un comportamento responsabile non solo nei confronti delle società ma anche di tutte quelle persone che lavorano attorno al calcio e che lo fanno girare. Vedi i dipendenti, gli steward, coloro che gestiscono i bar fuori dagli stadi... Se loro ricevono da chi è al "vertice" un segnale positivo è solo un bene. Così come biasimo chi fa il ragionamento contrario tra i calciatori rifiutando di collaborare".