Giancarlo De Sisti: "Scudetto '82? Un furto. Nel 1984 ho rischiato di morire"

La Gazzetta dello Sport ha intervistato Giancarlo De Sisti: "Roma è casa, Firenze lo è diventata. Andai alla Fiorentina che avevo 22 anni, la Roma aveva necessità di fare cassa, c’era stata la colletta dei tifosi al Teatro Sistina. Qualche lacrima la versai, ma i fiorentini mi accolsero come se fossi un giocatore vero".
Che ricordi ha dello scudetto vinto in maglia viola nel 1969?
"Era la Fiorentina Yè-Yè di Pesaola, andavamo fortissimo. Il Petisso mi adorava. Un giorno gli chiedo se per favore posso saltare l’allenamento del pomeriggio per un impegno all’ufficio erariale. Mi risponde: “Piccio, lei non ha capito un casso”. Lo guardo stupito. E lui: “Piccio, qui comanda lei, qui è tutto in mano sua”. Pesaola ci faceva sentire invincibili. Diceva alla squadra: “Guardatemi bene quando parlo, perché il 50 per cento è verità e il 50 per cento bugia. E voi dovete essere bravi a distinguere".
Nel 1982 ha sfiorato lo Scudetto con la Fiorentina.
"Da magnasse le mani, lo considero un furto. Ho allenato poco, nel 1984 ho rischiato di morire per un sub-ascesso dentale, subii un intervento al cervello. Tornai, ma non era più come prima. Quel problema mi aveva penalizzato, ma pensavo: sono vivo. Cosa contava vincere o perdere una partita?".
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