CORVINO, Fiorentina, una favola da raccontare
Fuori dai radar, ma solo in apparenza. In molti si saranno chiesti che fine ha fatto Pantaleo Corvino, esperto dirigente sportivo svincolato dal maggio 2012, quando è terminato il suo rapporto con la Fiorentina. Corvino non è sparito, sta solo aspettando l'occasione giusta. D'altra parte il suo curriculum è tale da giustificare l'attesa. Il dirigente salentino ha vissuto la terza categoria e la Champions League e ora può permettersi di aspettare una nuova chance, un progetto coinvolgente, un'avventura capace di fargli battere di nuovo il cuore.
Ai microfoni del numero di maggio di Calcio 2000, Corvino racconta la nascita della sua passione per il calcio. Voleva giocare, come tutti gli adolescenti, ma con i sogni non si pagano le bollette, così scelse l'Aeronautica. "Sarei potuto diventare un buon media-no incontrista", racconta. Il calcio è il fulcro della sua vita, ci pensa anche nel tempo libero e non riesce mai davvero a staccare. Se non avesse fatto del calcio la sua vita, avrebbe fatto il pescatore o il contadino. Passioni minori rispetto al pallone, sua grande ragione di vita. Il calcio gli ha dato tante soddisfazioni e, com'è normale, qualche delusione. In primis quella legata a Fabrizio Miccoli: "Mi auguro che un giorno capisca ciò che non sta capendo adesso", ha commentato con una punta di amarezza. Anche la Fiorentina gli ha regalato gioie e dolori, eppure il dirigente ricorda quell'esperienza come "una favola da raccontare". In mezzo la polemica con il procuratore romeno Giovanni Becali, poi rientrata, e la morte della madre, che lo ha convinto a lasciare i viola con un anno d'anticipo. Il sogno adesso è quello di trovare una squadra che gli permetta di competere ai vertici. La voglia di rientrare c'è, ma senza fretta. Anche in una Serie A descritta come "più povera di valori". Il futuro non dipende solo lui, ma "la passione e la voglia non mancano mai".