OSVALDO, Tutto sul giocatore che stregò Zeman
Tanto per capirci, è uno che non teme di calciare un rigore ‘a cucchiaio’ durante una partita di serie B, facendosi respingere il tiro ma segnando lo stesso dopo aver catturato rapidissimo la ribattuta del portiere.
Estroso, il gusto per il colpo ad effetto, gran dribbling, ottima corsa. Fantasia e fisico (182 centimetri per 74 chili), carattere con qualche angolo da smussare — ma a 21 anni è normale sia così, eppoi da Bergamo a Lecce tutti lo dipingono come «un bravissimo ragazzo» innamorato del figlio —, Pablo Daniel Osvaldo, argentino di Lanus, Buenos Aires, è l’ultimo acquisto che Corvino mette a disposizione di Prandelli. L’attaccante sudamericano è stato comprato dal plenipotenziario viola al termine di una trattativa partita a inizio estate, e chiusa tra domenica e lunedì. L’argentino ha firmato un contratto di cinque anni.
In Italia Osvaldo ha giocato (poco) nell’Atalanta di Colantuono e soprattutto nel Lecce, prima con Zeman e quindi con Papadopulo. Proprio il tecnico boemo l’ha voluto a tutti costi nel Salento, estasiato dopo averlo visto nella Primavera del club nerazzurro. Piede destro, buon colpitore di testa, veloce, spiccate doti funamboliche, chi ne conosce le caratteristiche tecniche riferisce che è capace di giocare sia centrale, in un attacco spregiudicato tipo il 4-3-3 alla Zeman, sia come seconda punta e anche sulla fascia laterale. Ricorda un po’ Santana, ma è più votato a spingersi in avanti.
Difetti? A volte tende a strafare. In mano a Prandelli affinerà di certo l’arte della concretezza.
Argentino anomalo e poco patriottico, almeno come modelli: il suo mito è il brasiliano Ronaldo, tanto che quando il campione verdeoro qualche anno fa si presentò in campo coi capelli rasati a mezzaluna, il buon Osvaldo imitò immediatamente l’improbabile acconciatura.
Ha iniziato a tirar calci alla palla a 9 anni nelle giovanili del Lanus (località dove è nato Maradona...). Nel 1999 si trasferisce al Banfield e quindi all’Huracan, seconda divisione argentina. Osvaldo esordisce in prima squadra nel 2005: presenze 33, gol 11. Un osservatore dell’Atalanta lo segnala all’allora ds bergamasco Zanzi, ora a Siena. Nel gennaio 2006, non senza difficoltà burocratiche, Osvaldo sbarca in Italia — all’Huracan vanno 500mila euro —, collezionando tre presenze e un gol nel finale della stagione che vede l’Atalanta promossa in A. Zeman lo porta a Lecce, l’argentino ripaga la fiducia siglando una rete al debutto con l’Albinoleffe, nel settembre 2006. Quando in panchina Papadopulo sostituisce Zeman, l’attaccante sudamericano — complice un infortunio — perde il posto di titolare. Sua la spettacolare rete del vantaggio leccese a Torino con la Juve in B (finale 4-1). Al termine del campionato il bottino personale ammonta a otto gol. Nel giugno scorso l’Atalanta lo riscatta alle buste per un milione e 600mila euro, il Lecce ne aveva offerti 300mila di meno.
Il resto è storia recente. Osvaldo si aggrega alla squadra nerazzurra solo nell’ultima settimana di ritiro in Val Seriana, nel frattempo la corte di Corvino si fa serrata. Fino alla firma, nelle ultime ore, con il direttore sportivo atalantino Carlo Osti e il procuratore del giocatore, Dario Recoud.
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