SCIGHERA VIOLA, Racconto di una serata al Viola Club Milano

A una manciata di chilometri dalla Madonnina ci sono una cinquantina di persone tinte di viola dalla testa ai piedi. Sbuffano, sudano, bevono e cantano: se non fosse per le esclamazioni che sgusciano fuori ad ogni cross sbagliato di Biraghi & Co. - netta maggioranza di "Figa" rispetto agli sparuti "Maremma"- parrebbe di stare sulle gradinate della Fiesole. E invece siamo nel cuore di Milano, all'Arpa Bar, zona Sesto San Giovanni, un enclave fiorentino nel bel mezzo della city.
Questo bar all'apparenza anonimo è la nuova casa del Viola Club Milano & Brianza: un'associazione - o meglio una famiglia- fondata per caso due anni fa da Niccolò Pucci (sì esatto, Pucci viola) che adesso conta più di cento membri. Ce ne sono quarantatré di loro in un'afosa serata milanese di fine agosto in occasione di Fiorentina-Rapid Vienna, ritorno di playoff di Conference: quarantatré cuori viola collegati da remoto con il Franchi. Una simbiosi che cancella almeno per due ore i 360 chilometri di distanza da Milano a Campo di Marte: i ragazzi del Viola Club Milano e Brianza vengono dalle più disparate zone del capolugo lombardo ma non solo; c'è chi arriva qui da Biella (spesso nel weeekend), per trovare una soluzione più vicina alla nostalgia viola, c'è chi a Firenze c'è nato ma si è trasferito qui per lavoro e ritrova un po' di infanzia ed adolescenza al bar Arpa, o chi si è appassionato da lontano grazie ad un calciatore (Gilardino, ci racconta uno dei membri) e poi quella maglia non se l'è staccata più di dosso; c'è chi questi colore l'ha talmente nel sangue tanto da aver chiamato la figlia Viola . Poi ci sono Achille e Paride, due "nemici" omerici che si ritrovano sotto la bandiera gigliata.
Al Viola Club Milano e Brianza è stata una serata di sofferenza palpabile: tutti calciatori, quando Nzola sbaglia un'occasione che - testimonianza diretta- tutti i presenti al Bar Arpa avrebbero fatto. Tutti tecnici, nella ripresa, a suggerire i cambi ad Italiano per far svoltare la partita. E tutti direttori sportivi, qualche minuto dopo il triplice fischio, a pianificare le mosse dell'ultimo giorno di mercato (il nome più richiesto è quello di Berardi). Il più sereno è il proprietario, di origini napoletane ("non ho festeggiato per lo Scudetto quest'anno, mi rifaccio guardando voi"). Alla fine Nico trasforma un possibile psicodramma da bar in una serata di giubilo. Ma non è el Diez a rubare la scena per i presenti: nel finale i cori e gli applausi sono tutti per Sasha Kokorin, il russo platinato che anche da queste parti è diventato culto.
Tra strani riti "propriziatori" per favorire le reti e un'atmosfera da Fiesole, su questa piccola porzione di Milano per una sera è calata la "scighera viola": è questo il motto dei ragazzi del Viola Club. Scighera in milanese significa "nebbia", una foschia viola che avvicina Milano a Firenze e alla Fiorentina. Al di là della soddisfazione per la gioia finale, la serata passata qui è la riprova di come qualsiasi emozione, che bella o brutta che sia, se condivisa, sia senza dubbio più intensa. E al triplice fischio si pensa già ad organizzare la prossima trasferta internazionale; occhio subito ai possibili incroci e a Skyscanner: anche quest'anno su mezza Europa soffierà la scighera viola.