IL TRIONFO DELL'ONESTÀ

06.05.2021 16:00 di Dimitri Conti Twitter:    vedi letture
IL TRIONFO DELL'ONESTÀ
FirenzeViola.it
© foto di Federico De Luca

In casa Fiorentina è un trionfo d'onestà: Nikola Milenkovic in mattinata rilascia un'intervista al sito ufficiale viola e ripercorre con toni malinconici la sua fin qui giovane carriera tra Belgrado e Firenze, con le parole di chi sta partendo e i tempi verbali già coniugati al passato. "Sono state stagioni difficili, tranne la mia prima a Firenze. (...) Tanti momenti sono stati difficili, ma mi ricordo i momenti belli e porto con me i momenti positivi. Non voglio pensare alla negatività. (...) Posso solo dire un enorme grazie a tutto quello che mi hanno dato questa città, questa società, questi tifosi. Qui alla Fiorentina sono diventato un uomo. La Fiorentina mi ha accolto dal primo giorno come se fossi sempre stato qui e mi ha fatto crescere tantissimo". A pensar male si fa peccato, ma spesso ci s'azzecca, sosteneva qualcuno ben più influente di chi scrive. Saremmo disposti a chiedere tifoso per tifoso: a chi non ha lasciato la sensazione di una dichiarazione d'addio?

Non che sia una novità l'incertezza sulla presenza del serbo nella Fiorentina del futuro, ma a sorprendere e non poco è la tempistica con cui è arrivata la comunicazione, peraltro da sponda ufficiale viola quindi senza alcuna pressione o malizia aggiunta dall'ottica di giornalisti esterni: la squadra ancora non è matematicamente sicura di mantenere la Serie A, anzi, è al terzo campionato in cui arriva a giocarsi la salvezza almeno nelle cinque giornate finali se non oltre. Ogni volta, in queste ultime tre stagioni, Milenkovic è sempre stato titolare praticamente indiscusso, premio di un lavoro individuale che l'ha visto crescere tra mille difficoltà ed affermarsi da giovane e sconosciuto centrale preso dal Partizan a profilo ambito da varie realtà internazionali nonostante un contorno da bassa classifica costante per la Fiorentina. Allo stesso tempo, però, da almeno da un paio d'anni scarsi a questa parte le sue prestazioni hanno smesso di crescere. Almeno così è stata vissuta la parabola del serbo da parte dei tifosi, prima spiazzati da qualche errore gratuito di troppo e poi delusi da un rinnovo mancato troppo a lungo e andato ad accumularsi nella somma a tante altre incertezze, per prima quella sul capitano e suo compagno di reparto Pezzella, un altro dal rendimento in discesa. Non a caso, nel leggere commenti e interazioni social, rispetto ad uno scambio di saluti o affetti prevale un certo risentimento e stupore verso quel che è stato percepito come un atto fin troppo onesto.

Se è vero che la salvezza non ancora centrata matematicamente sta tarpando le ali alle ambizioni di ricostruzione tecnica, o rinfrescata a seconda di come e quanto sarà portata avanti, viene difficile evitare di domandarsi se la stessa, lunga e in alcuni punti pure coinvolgente intervista al centrale serbo, con quelle parole così commosse e il fazzoletto che sventola di fronte a due occhi umidi, non potesse vedere la luce qualche giorno più tardi, se non proprio un paio di settimane per togliersi ogni pensiero. Di certo, in contrapposizione ad un addio amaro e fatto di parole non dette come quello di Chiesa, stavolta ha trionfato la linea dell'onestà. Siamo certi che abbia vinto pure la tempistica?