BALOTELLI, CHI ERA COSTUI?
Il riferimento a Don Abbondio è per Cesare Prandelli. "Il coraggio uno non se lo può dare" ebbe a dire il prelato di manzoniana memoria, ed infatti Cesare il coraggio di lasciare a casa Balotelli non se l'è dato. L'interrogativo: "Chi era costui", invece, lo riserviamo allo stesso Balotelli. O per meglio dire... "Mario". Premesso che di lui se ne parla fin troppo, qualcuno avrà notato come il calciatore Balotelli, il cittadino Balotelli (con diritti e doveri) stia piano piano scomparendo per lasciare il posto a... Mario. Un nome che più comune non ci può essere, ma che allo stesso tempo è diventato un pretesto, uno strumento. Mario di quà, Mario di là, quasi fosse un androide, un'entità separata dall'uomo Balotelli. E per questo bisognoso di cure, di protezione. Anche perchè chi è amico di Mario è amico di tutti. Fateci caso: chi è amico di Mario è contro il razzismo, chi vuole bene a Mario è buono ed altruista. Chi non pronuncia la parola Mario è cattivo ed egoista. Col rischio concreto di fare del razzismo alla rovescia. E allora partiamo: "Mario deve capire, Mario deve crescere, devo parlare a quattr'occhi con Mario" recita Prandelli. Vedremo se farà lo stesso con Giuseppe, Manuel oppure Alberto. "Bravo Mario, grande Mario, no Mario che fai..." recitano i telecronisti della nazionale (segnatamente Dossena), quasi fosse un loro amico da sempre. Addirittura lo stesso Balotelli finisce per parlare in terza persona: "Mario non deve essere trattato così, Mario deve essere tutelato. Perchè la gente ce l'ha con Mario?" sono alcuni stralci di una recente intervista rilasciata dal "colored" a Sky. Insomma, Mario e Balotelli separati alla nascita. Il primo è un'immagine, un ologramma, il chiavistello per scardinare la morale degli italiani. Il secondo gioca (spesso molto bene) a calcio. Tutti insieme protagonisti di una clamorosa messinscena.
CESARE CONTROMANO - E allora, Balotelli... chi era costui? L'impressione è che, in primis, Mario Balotelli faccia comodo a tutto il movimento calcio. E lui è forse il primo a non accorgersene. Balotelli gioca e si vendono più biglietti, Balotelli segna e si fanno più abbonamenti. Balotelli viene fischiato e si vendono più giornali. Balotelli, al contrario, becca tre giornate per squalifica ed il movimento ne risente. Drasticamente. Del resto è una legge di mercato: il fenomeno (tecnico o mediatico che sia) fa da traino a tutto il sistema. Senza di lui la gente si allontana, si disamora, non si appassiona. E più il fenomeno è mediatico, meglio è. Certo, c'è il rischio di andare oltre, che da fenomeno positivo si trasformi in negativo. Come (a nostro parere) sta succedendo a Balotelli. A quel punto dovrebbero intervenire gli allenatori, gli educatori a riportare il fenomeno nel giusto binario. Purtroppo non sempre accade. Ed è qui che Prandelli va contromano. Abbiamo la netta sensazione che Cesare difenda e protegga Balotelli (oppure Mario, come preferite) a suo esclusivo uso e consumo. Inutile nasconderlo: con Balotelli in campo è una nazionale, senza Balotelli è un'altra. E allora Balotelli va salvato, va giustificato, per Balotelli non si può aggiungere punizione a punizione (Prandelli testuale). No ci dispiace, non siamo d'accordo. Perchè così facendo si ottiene il risultato opposto: ovvero produrre altri Balotelli. Si autorizzano, cioè, i bambini, i piccoli calciatori a fare altrettanto: a protestare, ad offendere l'arbitro, a mostrare i muscoli, a non portare rispetto all'avversario. A diventare un'entità artefatta, costruita per foraggiare il sistema calcio. Di certo, così facendo, non si diventa uomini, men che meno soggetti capaci di scegliere e discernere senza condizionamento alcuno. Peccato che a creare tutto questo sia (anche) Cesare Prandelli.
P.S - Abbiamo sentito Giuseppe Rossi dire di avere tante cose in comune con Balotelli. Come dite? Era solo una battuta? Ah, ci sembrava...