SE LE ASSENZE NON GIUSTIFICANO L'INVOLUZIONE
Doveva essere rabbiosa la Fiorentina che riprendeva il suo cammino dopo la batosta di Cagliari. Certamente con assenze pesanti alle quali si è aggiunto il colpo rimediato da Pezzella da Di Carmine, probabilmente meritevole anche di un rosso, ma comunque con uno spirito lontano anni luce dalla dimessa prova in Sardegna. Montella aveva fatto intuire che Zurkowski sarebbe rimasto fuori, nonostante le squalifiche di Pulgar e Castrovilli, ma anche la scelta di dirottare Badelj a fare la mezz’ala e l’inserimento di Cristoforo davanti alla regia rientrano tra gli esperimenti che in questa prima parte di stagione non hanno funzionato. Già ridotta in emergenza dalle defezioni, e da alternative che stentano a ritagliarsi spazi importanti, la Fiorentina ha così giocato a Verona una gara nuovamente preoccupante, persino vicina alla debacle di Cagliari almeno per l’assenza di una minima reazione dopo aver subito il gol. Se nel dopo gara Montella se l’è rifatta con un’eccessiva improvvisazione a dispetto di cos’era stato provato in settimana, è anche il piano fisico a rendere preoccupante l’involuzione viola.
Di fronte alle ripartenze di Lazovic o Amrabat, che in più di una circostanza ha tagliato in due la mediana viola, la Fiorentina non ha mai risposto con altrettanta rapidità e convinzione, anzi spesso ha dato la sensazione di non poter nemmeno rincorrere l’avversario come avvenuto a metà ripresa dopo un brutto pasticcio tra Caceres e Badelj. Il croato in zona mista non si è tirato indietro, sa che a livello personale sta deludendo e che la squadra deve fare di più, ma è la sua preoccupazione che insieme a quella espressa da Pradè diventa il peggior lascito della trasferta di Verona.
Il rientro in città di Commisso, previsto per mercoledì prossimo, può certamente aiutare tutto l’ambiente a non farsi prendere da eccessivi isterismi o facili depressioni, ma dai risultati all’atteggiamento per arrivare al rendimento di taluni singoli (Chiesa ma non solo: Lirola continua a stentare e l'attacco resta il rebus a tre Vlahovic, Boateng, Pedro) questa Fiorentina ha assoluto bisogno di un cambio di marcia prima che, a gennaio, si decida dove e come intervenire sul mercato. Perché l’uno a zero di Verona poteva essere molto più ampio se non ci fosse stato Dragowski, e perché pur senza pedine fondamentali come Pulgar e Castrovilli è difficile comprendere come i viola siano riusciti a trasformare l’organizzatissimo Verona di Juric in una sorta di Real Madrid che ieri non ha lasciato scampo alla Fiorentina nuovamente inerme.