NIENTE DI PERSONALE... O QUASI
Quella di domenica sera tra Fiorentina e Lazio sarà una partita speciale per alcuni dei protagonisti attesi sul rettangolo verde. Da lato viola, ci sarà un valore particolare soprattutto per due giocatori, che in passato (anche piuttosto recente, tra l'altro) hanno avuto modo di indossare la maglia della Lazio, prima di arrivare a Firenze. Uno, è tra i protagonisti assoluti di questo buon avvio gigliato: Martin Caceres, il cui inserimento in pianta stabile ha permesso a Montella di aggiungere un difensore in più e cambiare schema, passando al 3-5-2 che apprezziamo oggi, e ritrovatosi in Italia proprio con la maglia dei bianco-celesti della Capitale, dopo aver già ben impressionato nei primi mesi della stessa stagione in cui tornò in Italia, quando aveva sorpreso tutti con una nuova versione di se stesso, quella dell'Hellas Verona. La partita, presumibilmente, avrà però un valore ancora maggiore per l'altro ex di cui scrivevamo.
Nulla di personale, eh, ma per Milan Badelj la parentesi laziale della scorsa stagione - lo si può dire senza troppi timori di sorta o di smentita - è stata praticamente da dimenticare. Venuto via da Firenze al termine del precedente contratto, il metronomo croato aveva faticato eccome a ritagliarsi uno spazio da protagonista all'interno dell'universo di scelte di Simone Inzaghi, e alla fine dei conti si può sostenere che quello alla Lazio sia stato un dimenticabile atto d'interludio bianco-celeste, a spezzare in due l'esperienza più incisiva in assoluto nella sua carriera. Quella in viola, e non parliamo soltanto del lato tecnico.
Il riferimento, ovviamente, va ai tragici giorni in cui Firenze, la Fiorentina e più in generale tutti i tifosi italiani del calcio, si sono stretti più forte per piangere la scomparsa di Davide Astori. Badelj raccolse l'eredità dell'indimenticato DA13, e non soltanto accettando di indossare una fascia che da quel momento non ha più significato la stessa cosa, ma anche con un commovente discorso tenuto nella chiesa di Santa Croce, con la luce come elemento portante del ricordo perpetuo di Astori. La voce rotta dal pianto e dall'emozione, un momento che chiunque dei presenti - e non solo - non dimenticherà mai. Poi quella trascurabile parentesi laziale, prima di tornare a vestire quel viola che per lui ormai sembra tatuato sulla pelle.